Le 10 catechesi Family 2012 - La Festa Tempo per la Comunità
10. LA FESTA TEMPO PER LA COMUNITÀ
A. Canto e saluto iniziale
B. Invocazione dello Spirito Santo
C. Lettura della Parola di Dio
D. Catechesi biblica
1. Giorno della comunione. Il giorno del Signore fa vivere la festa come tempo per gli altri, giorno della comunione e della missione. L’eucaristia è memoria del gesto di Gesù: questo è il corpo donato, questo è il sangue versato per voi e per tutti. Il «per voi e per tutti» lega strettamente la vita fraterna (per voi) e l’apertura a tutti (per la moltitudine). Nella congiunzione «e» sta tutta la forza della missione evangelizzatrice della famiglia e della comunità: è donato a noi affinché sia per tutti.
La chiesa che nasce dall’eucaristia domenicale è aperta a tutti. La prima forma della missione è di costruire la comunione tra i credenti, di fare della comunità una famiglia di famiglie. Questa è anche la legge fondamentale della missione: la chiesa unita e concorde è la testimonianza più persuasiva per il mondo. La chiesa può diventare scuola di missione solo se è casa della comunione. I passi degli Atti degli Apostoli sopra riportati ci offrono l’immagine delle prime comunità che vivono la loro esperienza cristiana tra la casa e il tempio. La festa e la domenica sono il momento per rinnovare la vita ecclesiale, così che la comunità credente assuma il clima della vita familiare e la famiglia si apra all’orizzonte della comunione ecclesiale.
La chiesa locale e la parrocchia sono la presenza concreta del Vangelo nel cuore dell’esistenza umana. Sono le figure della Chiesa più conosciute per il loro carattere di vicinanza e accoglienza per tutti. In molti paesi le parrocchie hanno indicato la «vita buona» secondo il vangelo di Gesù e hanno sorretto il senso di appartenenza alla Chiesa. Come afferma il Concilio Vaticano II, nelle chiese locali «la Chiesa cammina insieme con l’umanità tutta e sperimenta assieme al mondo la medesima sorte terrena» (Gaudium et spes, 40). Nella parrocchia le famiglie, che sono «chiesa domestica», fanno sì che la comunità parrocchiale sia una chiesa tra le case della gente. La vita quotidiana, col ritmo di lavoro e festa, consente al mondo di entrare nella casa e apre la casa al mondo. D’altra parte, la comunità cristiana deve prendersi cura delle famiglie, sottraendole alla tentazione di rinchiudersi nel loro «appartamento» e aprendole ai cammini della fede. Nella famiglia la vita è trasmessa come dono e promessa; in parrocchia la promessa contenuta nel dono della vita viene accolta e alimentata. Il giorno del Signore diventa giorno della Chiesa quando aiuta a sperimentare la bellezza di una domenica vissuta assieme, evitando la banalità di un fine settimana consumistico, per realizzare talvolta anche esperienze di comunione fraterna tra le famiglie.
2. Giorno della carità. Il giorno del Signore come dies ecclesiae diventa giorno della carità. La chiesa che si alimenta all’eucaristia domenicale è la comunità a servizio di tutti. La famiglia, anche se non da sola, è la rete in cui si trasmette questo servizio. Il bel testo del vangelo di Marco sopra riportato illustra come nell’eucaristia domenicale Gesù sta in mezzo a noi come uno che serve. Questo è il criterio del servizio nella comunità: chi vuol essere il più grande si faccia piccolo (vostro servitore), e chi vuol essere il primo si dedichi ai poveri e ai piccoli (servo di tutti). Il servizio della carità è un tratto caratterizzante della domenica cristiana. Alcuni tempi liturgici (l’Avvento e soprattutto la Quaresima) lo propongono come un compito essenziale delle famiglie e della comunità. La domenica diventa così il «giorno della carità».
Il servizio della carità esprime il desiderio della comunione con Dio e tra i fratelli. La famiglia, lungo la settimana, viene incontro ai bisogni di ogni giorno, ma la vita familiare non può fermarsi a dare cose e a eseguire impegni: deve far crescere il legame tra le persone, la vita buona nella fede e nella carità. Senza un’esperienza di servizio in casa, senza pratica dell’aiuto reciproco e la partecipazione alle fatiche comuni, difficilmente nasce un cuore capace di amore. Nella famiglia i figli sperimentano giorno dopo giorno l’instancabile dedizione dei genitori e il loro umile servizio, apprendendo dal loro esempio il segreto dell’amore. Quando nella comunità parrocchiale i ragazzi e i giovani dovranno allargare l’orizzonte della carità alle altre persone, potranno condividere l’esperienza di amore e di servizio imparata in casa. L’insegnamento pratico della carità, soprattutto nelle famiglie con un unico figlio, dovrà subito aprirsi a piccole o grandi forme di servizio agli altri.
3. Giorno dell’invio in missione. La dimensione missionaria della chiesa è al centro dell’eucaristia domenicale e apre le porte della vita di famiglia al mondo. La comunità domenicale è per definizione comunità missionaria. Nella bella icona del Libro degli Atti sopra citato, viene ritratta la comunità di Antiochia che, mentre celebra il culto del Signore, forse domenicale, è spinta dallo Spirito alla missione. Nel giorno del culto, la comunità diventa missionaria. La missione non riguarda solo i singoli inviati, ma mostra la sua efficacia quando tutta la chiesa, con la varietà dei suoi carismi, ministeri e vocazioni, diventa il segno reale della carità di Cristo per tutti gli uomini. Le forme missionarie della comunità sono diverse, ma tutte devono condurre gli uomini a Cristo. La famiglia è chiamata ad evangelizzare in modo proprio e insostituibile: al suo interno, nel suo ambiente (vicini, amici, parenti), nella comunità ecclesiale, nella società.
La comunità eucaristica allargherà il suo sguardo a un orizzonte universale, assumendo la sollecitudine di Paolo per tutte le chiese. Se la missio ad gentes è l’orizzonte della missione per la chiesa, anche la chiesa locale è, sul proprio territorio, inviata ad annunciare il Vangelo. L’educazione all’accoglienza degli altri, del diverso, dell’immigrato, dovrà partire dalle famiglie e ricevere un impulso dalla comunità. Prima ancora, è in famiglia che, non di rado, nasce l’intuizione di una vita spesa per gli altri, dedicata alla missione e all’impegno nel mondo. In molte famiglie cristiane, con una forte esperienza di umanità e di amore, e con la frequenza all’eucaristia domenicale, sono sbocciate splendide storie di vocazione per il servizio nella società, per l’impegno nel volontariato, per la testimonianza nella politica, per la missione negli altri paesi del mondo. La relazione tra domenica ed eucaristia, tra chiesa e missione, tra famiglia e servizio agli altri, richiede una rinnovata opera di introduzione all’essenziale della vita cristiana, che sproni a una nuova coscienza missionaria. La forza straordinaria della domenica, incentrata sull’eucaristia domestica, ha portato i martiri di Abitene fino al martirio.
«Hai agito contro le prescrizioni degli imperatori e dei Cesari radunando tutti costoro?». E il presbitero Saturnino, ispirato dallo Spirito del Signore, rispose: «Abbiamo celebrato l’eucaristia domenicale senza preoccuparci di esse». Il proconsole domandò: «Perché?». Rispose: «Perché l’eucaristia domenicale non può essere tralasciata» (IX).
«Nella tua casa sono state tenute riunioni contro il decreto degli imperatori?». Emerito, ripieno di Spirito Santo, disse: «In casa mia abbiamo celebrato l’eucaristia domenicale». E quello: «Perché permettevi loro di entrare?». Replicò: «Perché sono miei fratelli e non avrei potuto impedirlo». «Eppure – riprese il proconsole – tu avevi il dovere di impedirglielo». E Lui: «Non avrei potuto perché noi cristiani non possiamo stare senza l’eucaristia domenicale» (Acta Saturnini, Dativi, et aliorum plurimorum martyrum in Africa, XI).
Nei primi secoli l’eucaristia domenicale ha permesso alla chiesa di diffondersi sino ai confini del mondo. Oggi ancora, la vita quotidiana della famiglia e della chiesa è invitata a ripartire da lì: senza l’eucaristia domenicale i cristiani non possono vivere.
E. Ascolto del Magistero
La domenica è la ripetizione nel ciclo breve del tempo settimanale del grande mistero della Pasqua. È detta anche «piccola Pasqua domenicale». «Vivere secondo la domenica» vuol dire vivere nella consapevolezza della liberazione portata da Cristo, perché la sua vittoria si manifesti pienamente a tutti gli uomini attraverso una condotta intimamente rinnovata. La domenica come festa per gli altri non va intesa solo in funzione liturgica: essa è un valore umano, oltre che un dono cristiano. Non vivere i giorni uguali (e solo la domenica ha il segreto della diversità), dedicare tempo alla comunità e alla carità è una via efficace per la liberazione dell’uomo dalla servitù del lavoro.
Vivere secondo la domenica
Questa radicale novità che l’Eucaristia introduce nella vita dell’uomo si è rivelata alla coscienza cristiana fin dall’inizio. I fedeli hanno subito percepito il profondo influsso che la Celebrazione eucaristica esercitava sullo stile della loro vita. Sant’Ignazio di Antiochia esprimeva questa verità qualificando i cristiani come «coloro che sono giunti alla nuova speranza», e li presentava come coloro che vivono «secondo la domenica» (iuxta dominicam viventes). Questa formula del grande martire antiocheno mette chiaramente in luce il nesso tra la realtà eucaristica e l’esistenza cristiana nella sua quotidianità. La consuetudine caratteristica dei cristiani di riunirsi nel primo giorno dopo il sabato per celebrare la risurrezione di Cristo – secondo il racconto di san Giustino martire – è anche il dato che definisce la forma dell’esistenza rinnovata dall’incontro con Cristo. La formula di sant’Ignazio – «Vivere secondo la domenica» – sottolinea pure il valore paradigmatico che questo giorno santo possiede per ogni altro giorno della settimana. Esso, infatti, non si distingue in base alla semplice sospensione delle attività solite, come una sorta di parentesi all’interno del ritmo usuale dei giorni. I cristiani hanno sempre sentito questo giorno come il primo della settimana, perché in esso si fa memoria della radicale novità portata da Cristo. Pertanto, la domenica è il giorno in cui il cristiano ritrova quella forma eucaristica della sua esistenza secondo la quale è chiamato a vivere costantemente. «Vivere secondo la domenica» vuol dire vivere nella consapevolezza della liberazione portata da Cristo e svolgere la propria esistenza come offerta di se stessi a Dio, perché la sua vittoria si manifesti pienamente a tutti gli uomini attraverso una condotta intimamente rinnovata. [Sacramentum Caritatis, 72]
F. Domande per il dialogo di coppia e in gruppo
Domande per la coppia
- La nostra famiglia sente la domenica come un tempo con e per gli altri?
- Com’è il rapporto tra la nostra famiglia, le altre famiglie e la comunità cristiana?
- Quali gesti di servizio e di carità viviamo dentro casa durante la settimana? Quali impegni di carità suggeriamo per gli altri, soprattutto per i più bisognosi?
- La nostra casa ha la porta aperta sul mondo, ai suoi problemi e ai suoi bisogni?
Domande per il gruppo familiare e la comunità
- La dimensione comunitaria della domenica risulta oggi poco vissuta. Quali rimedi e suggerimenti possiamo trovare?
- Le comunità cristiane trasmettono alle famiglie l’esperienza della comunione? Le famiglie sollecitano le comunità cristiane a uno stile di vita più fraterno?
- La carità è divenuta un’attenzione costante della vita parrocchiale? Le associazioni e istituzioni caritative (Caritas) sono espressione di tutta la comunità?
- Come le famiglie si aiutano nell’educare al valore di una vita spesa per gli altri, a suscitare vocazioni per la missione?
G. Un impegno per la vita familiare e sociale
H. Preghiere spontanee. Padre Nostro
I. Canto finale
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