Decanato San Siro - Sempione - Vercellina | Parrocchia Beata Vergine Addolorata in San Siro (MI)

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Le 10 catechesi Family 2012 - La Festa Tempo per il Signore

9. LA FESTA TEMPO PER IL SIGNORE


A. Canto e saluto iniziale


B. Invocazione dello Spirito Santo


C. Lettura della Parola di Dio


23Avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. 24I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». 25Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? 26 Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell’offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». 27 E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! 28Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2,23-28).


1Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: 2si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedeo e altri due discepoli. 3Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. 4Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. 5Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare? ». Gli risposero: «No». 6Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. 7Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. 8Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. 9Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. 10Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». 11Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. 12Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. 13Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. 14Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti (Gv 21,1-14)


D. Catechesi biblica


1. Gesù «signore» del sabato. La domenica nasce come «memoria» settimanale della risurrezione di Gesù, celebra la «presenza» attuale del Signore Risorto, attende la «promessa» della sua venuta gloriosa. Nei primi tempi del cristianesimo il dies dominicus non sostituì subito il sabato ebraico, ma visse in simbiosi con esso. Per comprendere questo dobbiamo sostare su tre momenti: il rapporto tra Gesù e il sabato; il sorgere del primo giorno della settimana; la domenica nei primi secoli. In questi tre momenti si rende presente il significato spirituale e teologico della domenica cristiana come memoria, presenza e promessa.


Nel vangelo Gesù ha manifestato una particolare libertà nei confronti del sabato, tanto che la sua attività taumaturgica sembra concentrarsi in quel giorno: si pensi all’epi­sodio delle spighe raccolte in giorno di sabato (Mc 2,23-28; Mt 12,1-8; Lc 6,1-5); alla guarigione dell’uomo con la mano inaridita (Mc 3,1-6; Mt 12,9-14; Lc 6,6-11), della donna curva (Lc 13,10-17) e di un idropico (Lc 14,1-6). L’evangelista Giovanni colloca di sabato la guarigione del paralitico alla piscina (Gv 5,1-18) e il racconto del cieco nato (Gv 9, 1-41).


Nei confronti del sabato Gesù si muove in una triplice prospettiva. Anzitutto, Gesù conferma la venerazione per il comandamento del sabato: al di là della pratica legalistica dei farisei, Gesù riconosce, vive e raccomanda il significato del sabato. L’episodio delle spighe strappate in giorno di sabato interpreta la Legge alla luce della volontà di Dio: «Il sabato è fatto per l’uomo, non l’uomo per il sabato». Il sabato ha come fine la vita dell’uomo in pienezza (Mc 3,4; Mt 12,11-12).


In secondo luogo: Gesù compie il senso del sabato, liberando l’uomo dal male. Il sabato è il vertice dell’opera di Dio e l’uomo è creato per il sabato autentico, cioè la comunione con Dio. La missione di Gesù si compie nell’offrire all’umanità la grazia di realizzare la sua vocazione, quella per cui Dio l’ha creata fin dall’origine. Ciò avviene soprattutto per coloro che sono feriti nel corpo e nell’anima: i malati, gli storpi, i ciechi, i peccatori. Il sabato è il giorno dei gesti di liberazione di Gesù. Infine, Gesù è il «Signore» del sabato. Rinnovando l’opera di creazione e liberazione dal male, Gesù rivela se stesso come la pienezza di vita, il fine del comandamento sabbatico. Gesù è Signore del sabato perché è il Figlio e, come Figlio, introduce nella pienezza del sabato.


Per sperimentare la «presenza» del Signore risorto, la famiglia deve lasciarsi illuminare dall’eucaristia domenicale. La celebrazione della messa diventa il cuore vivo e pulsante del giorno del Signore, della sua presenza qui e oggi come Risorto. L’eucaristia ci fa approdare sulla sponda del mistero santo di Dio. Nella domenica la famiglia trova il centro della settimana, il giorno che custodisce la sua vita quotidiana. Ciò avviene quando la famiglia si domanda: possiamo incontrare insieme il mistero di Dio? Nella sua semplicità, la celebrazione lascia che il «mistero» di Dio ci venga incontro. Il rito mette la famiglia in contatto con la sorgente della vita, la comunione con Dio e la comunione fraterna. Anzi, molto di più: il mistero cristianoè la vita nuova di Gesù risorto che si rende presente nell’assemblea eucaristica. L’eucaristia domenicale è il centro della domenica e della festa. In essa la famiglia riceve la vita nuova del Risorto, accoglie il dono dello Spirito, ascolta la parola, condivide il pane eucaristico, si esprime nell’amore fraterno. Per questo la domenica è il signore dei giorni, il giorno dell’incontro col Risorto!


2. Il «primo giorno della settimana». La domenica è la «memoria» della Pasqua di Gesù. Secondo la concorde testimonianza evangelica, Cristo è risorto il «primo giorno della settimana» (Mc 16,2-9; Mt 28,1; Lc 24,1; Gv 20,1). In questo giorno si sono compiuti tutti gli eventi sui quali si fonda la fede cristiana: la risurrezione di Gesù, le apparizioni pasquali, l’effusione dello Spirito. I cristiani delle origini hanno ripreso il ritmo settimanale ebraico ma, a partire dalla risurrezione, hanno dato un’impor­tanza fondamentale al «primo giorno dopo il sabato» (Lc 24,1). Nella cornice di questo giorno, Giovanni e Luca collocano la memoria dei pasti presi con il Risorto (Lc 24, 13-35 e Gv 21,1-14), colorandoli di tratti eucaristici. Il testo di Giovanni 21 rende bene l’atmosfera degli incontri eucaristici delle prime comunità cristiane. Gesù «prende, rende grazie e distribuisce» il pane spezzato (Gv 21,12.9-14), e viene «riconosciuto allo spezzare del pane» (Lc 24,30.35). In continuità con i pasti di Gesù si pongono le «riunioni» del primo giorno della settimana, ricordate in At 20,7 come momento dell’assemblea comunitaria per lo «spezzare del pane»e l’ascolto della parola dell’apostolo, e menzionate in 1Cor 16,2 come giorno della colletta per i poveri di Gerusalemme. La domenica è connotata perciò da tre elementi: l’ascolto della Parola, lo spezzare il pane per la condivisione fraterna, la carità. Più tardi in Apc 1,10 sarà chiamata il «Giorno del Signore». La chiesa delle origini afferma così il legame di continuità e differenza con il sabato. Il «giorno del Signore» è il giorno della memoria della risurrezione.


Partecipando alla messa, la famiglia dedica spazio e tempo, offre energie e risorse, impara che la vita non è fatta di soli bisogni da esaudire, ma di relazioni da costruire. La gratuità dell’eucaristia domenicale richiede che la famiglia partecipi alla memoria della pasqua di Gesù. Nella messa la famiglia si alimenta alla mensa della parola e del pane, che dà sapore e senso alle parole e al cibo condivisi alla tavola di casa. Fin da piccoli i figli vanno educati all’ascolto della parola, riprendendo in casa ciò che si è ascoltato nella comunità. Ciò consentirà loro di scoprire la domenica come «giorno del Signore». L’incontro con Gesù risorto, al centro della domenica, deve alimentarsi alla memoria di Gesù, al racconto del Vangelo, alla realtà del pane spezzato e del corpo donato. La memoria del Crocifisso risorto segna la differenza della domenica dal tempo libero: se non incontriamo Lui, la festa non avviene, la comunione è solo un sentimento, la carità si riduce a un gesto di solidarietà, che però non costruisce la comunità cristiana e non educa alla missione. Mentre ci introduce al cuore di Dio, l’eucaristia della domenica fa la famiglia e la famiglia, nella comunità cristiana, fa in qualche modo l’Eucaristia.


3. La domenica nei primi secoli. Nei primi tempi della vita della Chiesa, la domenica e l’eucaristia nel giorno del Signore sottolineavano fortemente anche l’attesa della venuta del Signore.


S. Giustino, filosofo e martire, ci ha lasciato l’immagine suggestiva della comunità cristiana riunita nel «giorno del Signore», corrispondente al giorno successivo al sabato.


«Nel giorno, detto del Sole, si fa l’adunanza. Tutti coloro che abitano in città o in campagna convengono nello stesso luogo, e si leggono le memorie degli apostoli o gli scritti dei profeti per quanto il tempo lo permette. Poi, quando il lettore ha finito, colui che presiede rivolge parole di ammonimento e di esortazione che incitano a imitare gesta così belle. Quindi tutti insieme ci alziamo ed eleviamo preghiere e, finito di pregare, viene recato pane, vino e acqua. Allora colui che presiede formula la preghiera di lode e di ringraziamento con tutto il fervore e il popolo acclama: Amen! Infine a ciascuno dei presenti si distribuiscono e si partecipano gli elementi sui quali furono rese grazie, mentre i medesimi sono mandati agli assenti per mano dei diaconi. Alla fine coloro che hanno in abbondanza e lo vogliono, danno a loro piacimento quanto credono. Ciò che viene raccolto, è deposto presso colui che presiede ed egli soccorre gli orfani e le vedove e coloro che per malattia o per altra ragione sono nel bisogno, quindi anche coloro che sono in carcere e i pellegrini che arrivano da fuori. In una parola, si prende cura di tutti i bisognosi» (cf I Apologia, LXVII, 36).


La domenica è il giorno dell’as­semblea dei cristiani, e ci fa sentire il clima delle prime comunità che vivevano l’eucaristia domenicale come «anticipo» della vita nuova donata dal Risorto e «promessa» della trasformazione del mondo. La chiesa e la famiglia sono oggi nuovamente convocate a questa sorgente zampillante affinché l’originalità della domenica cristiana non vada perduta. Soprattutto in alcuni periodi dell’anno, come l’Avvento e il Natale, si rinnova l’attesa per la venuta del Signore, attraverso i gesti che in famiglia e nella comunità alimentano il senso della speranza.

 

E. Ascolto del Magistero


La famiglia è gelosa della domenica, «giorno di gioia e di riposo»: così la definisce il Vaticano II nella costituzione Sacrosanctum Concilium. Deve essere gelosa non tanto della domenica come giorno libero, riposo collettivo, festa di popolo, ma soprattutto della domenica come «giorno del Signore», cioè come giorno dell’assemblea eucaristica, da cui parte e verso cui converge (fonte e culmine), in unità di tempo e di luogo, tutta la vita cristiana. Gli altri aspetti della domenica vengono dopo: sono importanti, ma non essenziali. È necessaria alla famiglia l’assemblea eucaristica. La famiglia cristiana organizza la sua vita, educa sé e i suoi figli in modo da poter dare alla messa la precedenza su ogni altro impegno.


Domenica, giorno del Signore


Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente «giorno del Signore» o «domenica». In questo giorno infatti i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la parola di Dio e partecipare alla eucaristia e così far memoria della passione, della risurrezione e della gloria del Signore Gesù e render grazie a Dio, che li «ha rigenerati nella speranza viva per mezzo della risurrezione di Gesù Cristo dai morti» (1 Pt 1,3). Per questo la domenica è la festa primordiale che deve essere proposta e inculcata alla pietà dei fedeli, in modo che risulti anche giorno di gioia e di riposo dal lavoro. Non le venga anteposta alcun’altra solennità che non sia di grandissima importanza, perché la domenica è il fondamento e il nucleo di tutto l’anno liturgico. [Sacrosanctum Concilium ,106]

 

F. Domande per il dialogo di coppia e in gruppo


Domande per la coppia
  1. Come sono sentiti nella nostra famiglia la domenica e l’incontro con il Signore risorto?
  2. I gesti e la ritualità in casa e nella comunità consentono di percepire la vita nuova del Risorto, la gioia della sua presenza?
  3. L’esperienza della gratuità delle cose e del tempo, l’ascolto della Parola in casa e in chiesa, la mensa eucaristica condivisa, ci fanno vivere la domenica come pasqua settimanale?
  4. In quali momenti dell’anno specialmente, e con quali gesti viviamo l’eucaristia domenicale come tempo dell’attesa e della speranza?
Domande per il gruppo familiare e la comunità
  1. Nella società attuale che cosa impedisce di vivere la domenica come dies dominicus (giorno del Signore)?
  2. L’educazione al rito e l’atmosfera della comunità cristiana introducono veramente all’incontro con il Crocifisso risorto?
  3. Come la domenica può diventare il giorno del Vangelo e della memoria della risurrezione di Gesù?
  4. In che modo il cammino dell’anno liturgico, con i suoi tempi e le sue feste, riesce a esprimere l’attesa del Signore?

G. Un impegno per la vita familiare e sociale


H. Preghiere spontanee. Padre Nostro


I. Canto finale

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