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La famiglia come risorsa della società-1

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DATA 30 maggio 2012 ORARIO 15.00 - 16.30
 
LUOGO MILANO CENTRO CONGRESSI -  Auditorium
 
 
REFERENTE
Mons. Carlos SIMÓN VÁZQUEZ
 
TITOLO La famiglia come risorsa della società/1
 
RELATORI  
• Prof. Pierpaolo DONATI (Italia)
• Dott. Francesco BELLETTI (Italia)
• Prof.ssa Giovanna ROSSI (Italia)

 


 

Abstract della relazione del Prof. Pierpaolo Donati
La famiglia come risorsa della società


A livello mondiale, il dibattito sulla famiglia è oggi centrato su una domanda di fondo: la famiglia è ancora una risorsa per la persona e per la società, oppure invece è una sopravvivenza del passato che ostacola l’emancipazione degli individui e l’avvento di una società più libera, ugualitaria, e felice?
La relazione intende rispondere a questa domanda fondamentale con i risultati di una indagine originale, sia teorica sia empirica, oltremodo documentata. Nella prima parte vengono presentate e commentate le conoscenze disponibili a livello internazionale. La seconda parte presenta i risultati di una ricerca scientifica condotta su un campione rappresentativo della popolazione italiana in età compresa fra 30 e 55 anni (3500 interviste effettuate nel 2011). Nel complesso, l’indagine evidenzia che il distacco dalla famiglia normo-costituita e la sua destrutturazione non migliorano la condizione esistenziale delle persone, semmai la peggiorano. La famiglia può essere articolata in molti e diversi modi di vita quotidiana, ma metterla in forse e depotenziarla significa far sì che le persone diventino soggetti deboli e passivi rispetto alla società, che deve assisterli, anziché essere attori/agenti che generano e rigenerano il capitale umano e sociale della stessa società. La ricerca che verrà esposta costituisce un viaggio dentro e attorno al genoma sociale della famiglia, alla (ri)scoperta delle ragioni per le quali la famiglia è, e rimane, la fonte e l’origine della società.

 


 

LA FAMIGLIA COME RISORSA DELLA SOCIETA’.
Fare famiglia per la generazione di mezzo.

ABSTRACT dell’intervento di Francesco Belletti,
Direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia),
Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari – Italia

Milano, 30 maggio 2012

Si presenta una ricerca su un campione (3.527 intervistati) di soggetti compresi tra i 30 e i 55 anni con una relazione di coppia (coabitante o meno con il partner); in particolare viene analizzato il modo in cui le condizioni sociali e familiari, e alcuni comportamenti si relazionano ad alcune qualità dell’esperienza familiare: le relazioni di coppia e tra genitori e figli, le relazioni famiglia-lavoro, il capitale sociale interno ed esterno della famiglia.

Dai dati emerge che le strutture familiari considerate presentano un mix di forme tradizionali e di condizioni nuove ancora molto incerto, (permane la cosiddetta famiglia tradizionale, ma si affacciano sulla scena nuove condizioni di vita in cui molti adulti oggi vivono la propria esperienza familiare.

Emerge inoltre una religiosità “leggera”, senza un impegno forte, e si manifesta invece un’area consistente di piena estraneità alla dimensione religiosa; oltre due terzi del campione presentano un indice di religiosità basso o medio, mentre le scelte estreme sono meno numerose, e nel complesso abbastanza simili: hanno un indice di religiosità nullo il 17,2% degli intervistati, mentre l’indice è alto per il 14,3% dei casi.

Nel complesso la generazione di mezzo considerata in questa indagine, i nati tra il 1955 e il 1980 aventi una relazione di coppia, evidenzia al proprio interno significative distinzioni, ma sembra convergere verso la valorizzazione di un equilibrio che è rifiuto degli estremismi (i meno scelti, un po’ su tutte le variabili), forse collegato anche alla fase di vita che gli intervistati si trovano ad attuare, che sull’equilibrio deve costruire il proprio ruolo e percorso di vita, carico come è di un passato ormai consistente, di una condizione presente che esige stabilità e continuità (pur nell’incertezza dei tempi), e di un futuro tutto ancora da costruire, per sé e per i propri figli.
Queste famiglie sono state pesantemente investite dalla società post-moderna, e in particolare hanno dovuto fare i conti con una cultura che ha relegato la famiglia nella sfera dell’etica e dei comportamenti privati, e spogliata dunque di qualsiasi rilevanza pubblica, di qualsiasi possibilità di esercitare o anche solo reclamare diritti di cittadinanza e di partecipazione in quanto soggetto sociale.
Si tratta oggi di recuperare quel nesso ineludibile tra società e famiglia, riconoscendo la famiglia come cellula fondante e fondamentale della società, nella sua capacità di generare beni relazionali. che deriva un compito ben preciso per la società: essere a servizio della famiglia, per promuoverla e rafforzarla, mediante il principio di sussidiarietà. Ma la relazione tra famiglia e politica sociale potrà essere radicalmente modificata a favore delle famiglie solo quando le famiglie stesse sapranno acquisire una chiara consapevolezza del proprio ruolo sociale, della propria responsabilità pubblica, della propria soggettività autonoma di fronte all’agire degli altri sottosistemi (politico, amministrativo, economico). Occorre cioè, in altre parole, maggiore consapevolezza e maggiore pratica dell’“agire sociale” della famiglia, maggiore esercizio di cittadinanza attiva. Ed è questo il mandato che il Forum delle associazioni familiari ha assunto fin dalla sua origine, nel 1993, fondando la sua azione sui valori e sugli obiettivi esplicitati dalla Carta dei Diritti della Famiglia (promossa dalla Santa Sede nel 1983 e inserita integralmente nel Patto associativo fondativo del Forum).

 


 

LA RELAZIONE FAMIGLIA-LAVORO:
QUALE CONCILIAZIONE?
Giovanna Rossi
Nell’intervento saranno illustrati i risultati dell’indagine pubblicata in P. Donati (a cura di), Famiglia risorsa della società, Il Mulino, Bologna, 2012, con specifico focus sulla relazione famiglia-lavoro.
Nella ricerca si è inteso verificare empiricamente se, e a quali condizioni, la relazione famiglia-lavoro – come concretamente esperita nella vita quotidiana – possa essere considerata “virtuosa” e rendere la famiglia una risorsa per se stessa e per la società.
Ciò implica innanzitutto una considerazione di tale relazione nell’ambito del processo di strutturazione dell’identità personale, di coppia, intergenerazionale e sociale. Ogni possibile forma di conciliazione comporta infatti innanzitutto un processo riflessivo e dialogico non secondario della persona e della coppia: se le decisioni sono condivise internamente all’ambito familiare e connesse alla possibilità di rapportarsi con altri soggetti (reti primarie e secondarie) consentono alla famiglia di essere fonte di benessere per se stessa e per la società.

Principali ipotesi
1. Le ricerche relative al work-family conflict hanno evidenziato come, di fronte alla tensione esistente tra l’ambito familiare e lavorativo, le persone si orientino e decidano di investire maggiormente in uno dei due ambiti a discapito dell’altro; a partire da tali riflessioni nell’indagine sono stati indagati il conflitto e i costrutti di vicinanza familiare e lavorativa sottesi alle scelte conciliative al fine di comprendere il criterio guida del processo riflessivo personale.
2. Tale processo è influenzato dai desideri (ideali) e dalle aspettative (vale a dire programmi futuri che tengano conto della situazione reale presente) dei partner nei confronti della propria realtà familiare e lavorativa e dalla modalità di negoziazione adottata circa i rispettivi progetti ed aspirazioni in ambedue gli ambiti (famiglia e lavoro). Per cercare di comprendere questo aspetto sono state singolarmente analizzate e successivamente messe a confronto le aspirazioni e le aspettative degli intervistati per verificare l’eventuale emergenza di uno scarto tra i due piani (ideali e aspettative).
3. Occorre prendere coscienza del fatto che tale processo decisionale investe l’intero ambito familiare giungendo a determinare la modalità di suddivisione e ripartizione dei compiti concretamente adottata dalla coppia. Ciò significa, in altri termini, che la modalità di suddivisione e ripartizione dei compiti in ambito domestico adottata dalla coppia/famiglia influenza ed è al contempo influenzata dalla relazione con il lavoro. Essa è stata indagata lungo un continuum dalla suddivisione netta alla casualità. L’ipotesi sottesa è infatti che tale ripartizione dei compiti possa risultare tanto più funzionale e, quindi, fonte di benessere, quanto più precisa e chiara.
4. Quanto più le scelte conciliative della famiglia sono connesse alla possibilità di rapportarsi con le reti primarie e secondarie tanto più la famiglia risulta essere “generativa” per la società; l’opposto invece avviene quando il criterio generale su cui si basano tali scelte è l’individuo singolo.
Sono stati quindi considerati tre diversi scopi e significati della conciliazione:
 conciliazione individualistica, finalizzata al conseguimento delle proprie aspirazioni personali
 conciliazione familiare, per dedicarsi alla cura dei figli
 conciliazione sociale, per investire tempo nelle relazioni (con partner/parenti/altre famiglie/associazioni).
È qui evidente una differenziazione sostanziale, tra le tre opzioni, circa il grado di risorsa del processo conciliativo per la persona, la famiglia e la società. Le motivazioni sottese alle scelte conciliative possono infatti essere posizionate su un continuum che identifica le tipologie familiari secondo il grado in cui sono risorsa per la società (minimo per la conciliazione individualistica e massimo per la conciliazione sociale).

Metodologia
Il questionario è stato somministrato, mediante C.A.T.I., ad un campione probabilistico di 3527 individui, rappresentativo della popolazione dei residenti sul territorio italiano, aventi una relazione stabile di coppia ed un età compresa tra i 30 e i 55 anni. Si tratta di un campione
proporzionalmente stratificato rispetto alle variabili: sesso, classe di età (30-35, 36-40, 41-45, 46-50, 51-55 anni), area geografica di residenza (Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud, Isole).
Mediante analisi di primo (monovariata) e secondo livello (bivariata e cluster analysis) è stato possibile evidenziare alcuni elementi di particolare interesse.

Principali risultati
In primo luogo, si è resa evidente una chiara connotazione di gender relativa all’attribuzione di priorità tra gli ambiti di vita: le donne privilegiano la famiglia, gli uomini optano invece per il lavoro . L’orientamento preferenziale verso l’uno o l’altro ambito si è rivelato decisivo per cogliere il criterio guida delle premure fondamentali personali e preliminari alla comprensione delle aspirazioni e degli ideali degli intervistati.
In secondo luogo, la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di vivere in una realtà familiare nella quale i compiti sono suddivisi in maniera sufficientemente chiara; tale modalità di ripartizione è presente in modo trasversale in gruppi differentemente connotati per quanto riguarda l’attribuzione di priorità all’ambito lavorativo o familiare .
Ė interessante rilevare poi come, tra le finalità conciliative ipotizzate (individualistica, familiare e sociale), la seconda sembra essere la più condivisa. L’esigenza di realizzare le proprie aspirazioni (finalità individualistica) e il tempo necessario per raggiungere tale scopo appaiono invece connessi all’enfasi sull’autorealizzazione personale che contraddistingue l’attuale clima culturale ed è stata sottolineata soprattutto da uomini, che tendono a mettere in primo piano nelle proprie scelte il lavoro e a vivere la realtà familiare come auto gratificazione.
Un ulteriore aspetto significativo rilevato dall’analisi multivariata è infine costituito dalla percezione di vicinanza-distanza tra gli intervistati e i loro genitori: è emersa infatti una significativa diversità nella considerazione dell’importanza della finalità generativa ed educativa della relazione di coppia, dovuta alla trasformazione del significato della genitorialità verificatasi negli ultimi decenni e una rilevante differenza nella considerazione dell’importanza della gratificazione personale dei coniugi.
Tali differenti valutazioni influiscono non solo sulla dimensione strutturale e simbolica del legame di coppia (stabilità, importanza del vincolo coniugale) ma anche sul modo di intendere la relazione tra famiglia e lavoro (quindi sul significato della conciliazione) e, in definitiva, sulla valenza di risorsa per la società di tale relazione.

________________

La Vicinanza famiglia-lavoro è misurata attraverso una versione modificata della Inclusion of Other in the Self Scale (IOS) (Aron et al., 1992), uno strumento di tipo grafico simbolico volto misurare tale costrutto in termini di identificazione con l’altro, ossia in termini di interdipendenza. Al rispondente sono presentati 7 diagrammi di Venn, ciascuno dei quali è costituito da due cerchi – che rappresentano rispettivamente il sé e l’altro – in grado crescente di sovrapposizione e diametro. Il soggetto deve scegliere l’immagine che meglio qualifica, dal diagramma 1 al diagramma 7, il suo rapporto con l’altro. Nel caso specifico del pSalvaresente studio, la modificazione dello strumento ha riguardato l’etichetta di ciascun diagramma: l’io è stato sostituito con l’etichetta “famiglia”, intendendo con essa la propria famiglia d’elezione, mentre l’altro con l’etichetta “lavoro”.

 

In presenza di un legame di coppia solido e di valori religiosi caratterizzati da una pratica frequente tale distinzione tra uomini e donne è meno accentuata, per una maggiore attenzione maschile alla realtà familiare.

 


 

 

PIERPAOLO DONATI
 
Ordinario di sociologia della famiglia nell’Università di Bologna, è stato il coordinatore scientifico della ricerca, articolata su quattro linee portanti affidate a studiosi accademici italiani: l’analisi della relazione di coppia (S. Belardinelli, P. Terenzi), le relazioni genitori-figli (E. Scabini, M. Parise), la relazione famiglia-lavoro (G. Rossi, S. Mazzucchelli), la famiglia come capitale sociale (E. Macchioni, R. Prandini). La ricerca è stata sponsorizzata dal Pontificio Consiglio per la famiglia e ha avuto come coordinatore organizzativo il Cisf di Milano.
 
FRANCESCO BELLETTI
 
Direttore del Cisf (Centro Internazionale Studi Famiglia: www.cisf.it), Presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari – Italia (www.forumfamiglie.org). Nato nel 1957 ad Assisi (Italia), laureato in Scienze Politiche, sposato, tre figli, vive e lavora a Milano. Dal 2009 è Consultore del Pontificio Consiglio per la famiglia. Autore di diversi volumi di ricerca e di articoli, su riviste specialistiche e divulgative: tra i più recenti si segnalano: Essere padri (Edizioni San Paolo, 1.a ed. 2003), Mai parlato così tanto di famiglia… tra Dico e Family Day (Edizioni Paoline, 2008), Ripartire dalla famiglia. Ambito educativo e risorsa sociale (Edizioni Paoline, 2011).
 
 
 
 
GIOVANNA ROSSI
 
Nata il 11/12/1944 ad Abbiategrasso (MI), è Professore ordinario di Sociologia della Famiglia e Direttore del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia presso l’ Università Cattolica di Milano. E’ coordinatore del Research Network 13 “Sociology of Families and Intimate Lives” dell’ European Sociological Association e membro del CTS dell’Osservatorio Nazionale sulla Famiglia, Presidenza del Consiglio dei Ministri. E’ autrice di numerose pubblicazioni sulla famiglia, sulle politiche sociali e sui servizi alla persona, sull’associazionismo familiare e le organizzazioni di volontariato.
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