La famiglia come risorsa della società-1 - Prof.ssa Giovanna ROSSI (Italia) Relazione
LA RELAZIONE FAMIGLIA-LAVORO:
QUALE CONCILIAZIONE?
Giovanna Rossi
Nell’intervento saranno illustrati i risultati dell’indagine pubblicata in P. Donati (a cura di), Famiglia risorsa della società, Il Mulino, Bologna, 2012, con specifico focus sulla relazione famiglia-lavoro.
Nella ricerca si è inteso verificare empiricamente se, e a quali condizioni, la relazione famiglia-lavoro – come concretamente esperita nella vita quotidiana – possa essere considerata “virtuosa” e rendere la famiglia una risorsa per se stessa e per la società.
Ciò implica innanzitutto una considerazione di tale relazione nell’ambito del processo di strutturazione dell’identità personale, di coppia, intergenerazionale e sociale. Ogni possibile forma di conciliazione comporta infatti innanzitutto un processo riflessivo e dialogico non secondario della persona e della coppia: se le decisioni sono condivise internamente all’ambito familiare e connesse alla possibilità di rapportarsi con altri soggetti (reti primarie e secondarie) consentono alla famiglia di essere fonte di benessere per se stessa e per la società.
Principali ipotesi
1. Le ricerche relative al work-family conflict hanno evidenziato come, di fronte alla tensione esistente tra l’ambito familiare e lavorativo, le persone si orientino e decidano di investire maggiormente in uno dei due ambiti a discapito dell’altro; a partire da tali riflessioni nell’indagine sono stati indagati il conflitto e i costrutti di vicinanza familiare e lavorativa sottesi alle scelte conciliative al fine di comprendere il criterio guida del processo riflessivo personale.
2. Tale processo è influenzato dai desideri (ideali) e dalle aspettative (vale a dire programmi futuri che tengano conto della situazione reale presente) dei partner nei confronti della propria realtà familiare e lavorativa e dalla modalità di negoziazione adottata circa i rispettivi progetti ed aspirazioni in ambedue gli ambiti (famiglia e lavoro). Per cercare di comprendere questo aspetto sono state singolarmente analizzate e successivamente messe a confronto le aspirazioni e le aspettative degli intervistati per verificare l’eventuale emergenza di uno scarto tra i due piani (ideali e aspettative).
3. Occorre prendere coscienza del fatto che tale processo decisionale investe l’intero ambito familiare giungendo a determinare la modalità di suddivisione e ripartizione dei compiti concretamente adottata dalla coppia. Ciò significa, in altri termini, che la modalità di suddivisione e ripartizione dei compiti in ambito domestico adottata dalla coppia/famiglia influenza ed è al contempo influenzata dalla relazione con il lavoro. Essa è stata indagata lungo un continuum dalla suddivisione netta alla casualità. L’ipotesi sottesa è infatti che tale ripartizione dei compiti possa risultare tanto più funzionale e, quindi, fonte di benessere, quanto più precisa e chiara.
4. Quanto più le scelte conciliative della famiglia sono connesse alla possibilità di rapportarsi con le reti primarie e secondarie tanto più la famiglia risulta essere “generativa” per la società; l’opposto invece avviene quando il criterio generale su cui si basano tali scelte è l’individuo singolo.
Sono stati quindi considerati tre diversi scopi e significati della conciliazione:
conciliazione individualistica, finalizzata al conseguimento delle proprie aspirazioni personali
conciliazione familiare, per dedicarsi alla cura dei figli
conciliazione sociale, per investire tempo nelle relazioni (con partner/parenti/altre famiglie/associazioni).
È qui evidente una differenziazione sostanziale, tra le tre opzioni, circa il grado di risorsa del processo conciliativo per la persona, la famiglia e la società. Le motivazioni sottese alle scelte conciliative possono infatti essere posizionate su un continuum che identifica le tipologie familiari secondo il grado in cui sono risorsa per la società (minimo per la conciliazione individualistica e massimo per la conciliazione sociale).
Metodologia
Il questionario è stato somministrato, mediante C.A.T.I., ad un campione probabilistico di 3527 individui, rappresentativo della popolazione dei residenti sul territorio italiano, aventi una relazione stabile di coppia ed un età compresa tra i 30 e i 55 anni. Si tratta di un campione
proporzionalmente stratificato rispetto alle variabili: sesso, classe di età (30-35, 36-40, 41-45, 46-50, 51-55 anni), area geografica di residenza (Nord-ovest, Nord-est, Centro, Sud, Isole).
Mediante analisi di primo (monovariata) e secondo livello (bivariata e cluster analysis) è stato possibile evidenziare alcuni elementi di particolare interesse.
Principali risultati
In primo luogo, si è resa evidente una chiara connotazione di gender relativa all’attribuzione di priorità tra gli ambiti di vita: le donne privilegiano la famiglia, gli uomini optano invece per il lavoro . L’orientamento preferenziale verso l’uno o l’altro ambito si è rivelato decisivo per cogliere il criterio guida delle premure fondamentali personali e preliminari alla comprensione delle aspirazioni e degli ideali degli intervistati.
In secondo luogo, la maggioranza degli intervistati ha dichiarato di vivere in una realtà familiare nella quale i compiti sono suddivisi in maniera sufficientemente chiara; tale modalità di ripartizione è presente in modo trasversale in gruppi differentemente connotati per quanto riguarda l’attribuzione di priorità all’ambito lavorativo o familiare .
Ė interessante rilevare poi come, tra le finalità conciliative ipotizzate (individualistica, familiare e sociale), la seconda sembra essere la più condivisa. L’esigenza di realizzare le proprie aspirazioni (finalità individualistica) e il tempo necessario per raggiungere tale scopo appaiono invece connessi all’enfasi sull’autorealizzazione personale che contraddistingue l’attuale clima culturale ed è stata sottolineata soprattutto da uomini, che tendono a mettere in primo piano nelle proprie scelte il lavoro e a vivere la realtà familiare come auto gratificazione.
Un ulteriore aspetto significativo rilevato dall’analisi multivariata è infine costituito dalla percezione di vicinanza-distanza tra gli intervistati e i loro genitori: è emersa infatti una significativa diversità nella considerazione dell’importanza della finalità generativa ed educativa della relazione di coppia, dovuta alla trasformazione del significato della genitorialità verificatasi negli ultimi decenni e una rilevante differenza nella considerazione dell’importanza della gratificazione personale dei coniugi.
Tali differenti valutazioni influiscono non solo sulla dimensione strutturale e simbolica del legame di coppia (stabilità, importanza del vincolo coniugale) ma anche sul modo di intendere la relazione tra famiglia e lavoro (quindi sul significato della conciliazione) e, in definitiva, sulla valenza di risorsa per la società di tale relazione.
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La Vicinanza famiglia-lavoro è misurata attraverso una versione modificata della Inclusion of Other in the Self Scale (IOS) (Aron et al., 1992), uno strumento di tipo grafico simbolico volto misurare tale costrutto in termini di identificazione con l’altro, ossia in termini di interdipendenza. Al rispondente sono presentati 7 diagrammi di Venn, ciascuno dei quali è costituito da due cerchi – che rappresentano rispettivamente il sé e l’altro – in grado crescente di sovrapposizione e diametro. Il soggetto deve scegliere l’immagine che meglio qualifica, dal diagramma 1 al diagramma 7, il suo rapporto con l’altro. Nel caso specifico del pSalvaresente studio, la modificazione dello strumento ha riguardato l’etichetta di ciascun diagramma: l’io è stato sostituito con l’etichetta “famiglia”, intendendo con essa la propria famiglia d’elezione, mentre l’altro con l’etichetta “lavoro”.
In presenza di un legame di coppia solido e di valori religiosi caratterizzati da una pratica frequente tale distinzione tra uomini e donne è meno accentuata, per una maggiore attenzione maschile alla realtà familiare.