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Via Crucis in Duomo - quarto incontro

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Via Crucis

Duomo di Milano – 12 marzo 2013

Tra gli insignificanti

 

  1. Essere insignificanti.

Siete irrilevanti – insinua il principe di questo mondo –, non contate nulla. Quello che voi fate non interessa a nessuno, quello che voi dite nessuno lo ascolta. In città c'è più attesa, più entusiasmo, più movimento per una partita di calcio che per la Veglia Pasquale; fa più notizia un'attrice che si sposa di tutti giovani che si fanno avanti per rispondere a una chiamata alla consacrazione.

Siete insignificanti - insinua il principe di questo mondo -, i significati che voi date alle vicende della vita, alle scelte, ai valori, non sono quelli della gente comune: quello che voi intendete quando parlate di “libertà”, “amore”, “uomo”, “donna”, “bene comune”, “Chiesa” non è quello che intende la gente di oggi, non è quello di cui trattano i politici, i giornalisti, i filosofi, gli impiegati e gli studenti, gli avventori dei bar e i frequentatori di centri commerciali.

Siete impotenti – insinua il principe di questo mondo – ,là dove si decidono le cose voi non c'entrate, ciò che vi sta a cuore non fa parte dell'agenda della politica o della finanza o della scienza e voi non ci potete fare nulla.

Il principe di questo mondo irride alla moltitudine di coloro che nessuno può contare, che sono i discepoli di Gesù, dichiara che non contano nulla nella vita degli affari, nelle pagine dei giornali, nelle aule delle università, al tavolino del bar, alla scrivania degli uffici.

Irrilevanti, insignificanti, impotenti: per questo siamo qui, per contemplare lo spettacolo della crocifissione e morte e sepoltura di Gesù. L'evento s'è compiuto senza lasciar traccia nella cronaca di quel tempo: la cultura di quel tempo, la politica di quel tempo, le chiacchiere del bar di quel tempo non portano traccia di un evento che, pertanto, deve essere stato ritenuto irrilevante, insignificante, impotente.

 

  1. “Stavano presso la croce di Gesù”.

Ma la Madre e il Discepolo si ostinano a stare presso la croce di Gesù e non credono che la voce del principe di questo mondo sia la voce della verità. E i discepoli di ogni tempo e di ogni terra si ostinano a stare presso la croce di Gesù e non se ne lasciano distogliere dalle insinuazioni del principe di questo mondo. La Madre e il Discepolo e tutti i discepoli si ostinano a stare presso la croce di Gesù perché sono persuasi che Gesù è l'unico che dà significato alla loro vita e alla storia dell'umanità, a lui rivolgono lo sguardo per contemplare la sua gloria, la potenza, la bellezza, il fondamento della loro speranza.

E anche noi, che di Gesù siamo discepoli un po' inaffidabili, piuttosto timidi, spesso un po' complessati, ci ostiniamo a stare presso la croce di Gesù, anche se dobbiamo confessare che talora non siamo insensibili alle insinuazioni del principe di questo mondo. Ci viene infatti talora da pensare: ma non è che per caso abbia ragione?

La Santa Chiesa di Dio ci invita a cercare nella contemplazione del compimento della rivelazione di Gesù quel dono di grazia, quell'effusione dello Spirito che ci conferma e ci converte e ci persuade: continuate a stare presso la croce di Gesù!

 

2.1.Voi che avete il sospetto di essere insignificanti continuate a stare presso la croce di Gesù, perché lì ascolterete la parola che dà significato alla vostra vita.

I credenti che si ostinano a stare presso la croce di Gesù, a costo di essere irrilevanti, insignificanti, impotenti, perché lì, sotto la croce ricevono la parola che rende significativa la loro vita. Questa parola si chiama il “principio vocazione”. La vita prende il significato di una vocazione che affida una missione. Come Maria, la Madre, come il discepolo amato, così coloro che restano sotto la croce ricevono la rivelazione di essere stimati, chiamati, incaricati. Ditelo ai giovani, ditelo ai vostri amici, dite loro: la vita è significativa non perché fa notizia, non perché conquista prestigio, ma perché è una vocazione. Ditelo ai giovani, ditelo ai vostri amici: “impara ad avere stima di te e fiducia nel tuo futuro perché il Signore è con te e tu puoi compiere le tue scelte, impegnare la tua libertà in dialogo con lui, ascoltando la sua voce, e tu puoi andare incontro al tuo futuro non come chi è vittima di una fatalità o aggrovigliato nelle coincidenze, ma come chi crede nelle promesse del Dio affidabile”. “Donna, ecco tuo figlio”: “Ecco tua madre”.

Il “principio vocazione” riconosce il senso della vita e il compimento beatificante della libertà nell’accogliere la parola del Signore crocifisso: lampada per i miei passi la tua parola!

 

2.2.Voi che avete il sospetto di essere irrilevanti continuate a stare presso la croce di Gesù, perché Gesù innalzato attira tutti a sé e cambia storia del mondo.

I credenti che si ostinano a stare presso la croce di Gesù, a costo di essere irrilevanti, insignificanti, impotenti, si sentono convocati, chiamati insieme, attratti a volgere lo sguardo a colui che è stato trafitto perché da lui viene il sangue e l'acqua. Ricevono la grazia di essere un segno nella storia degli uomini. Questa grazia si chiama “il principio comunione”. Possono diventare un segno per il mondo non perché sono tanti, non perché sono ben organizzati, non perché hanno tutte le risorse desiderabili, ma perché rivelano la gloria del “principio comunione”. Finché chi ha un compito di responsabilità, un ruolo in una comunità, una autorevolezza da spendere, che sia prete o laico, giornalista o insegnante, genitore o persino allenatore dirà: “guardate a me, come sono bravo, come sono originale, come capisco i vostri problemi più degli altri, più del Vescovo e anche del Papa e del Concilio Ecumenico”, come potrà operare il “principio comunione”? Mostrerà invece il suo splendore, quando ogni prete dirà: volgete lo sguardo a colui che hanno trafitto. Finché un gruppo dirà: “guardate a noi, considerate come siamo bravi, quanto bene facciamo, rendetevi conto che noi siamo migliori degli altri e conosciamo la ricetta per salvare il mondo e riformare la Chiesa”, come potrà operare il principio comunione? Mostrerà invece il suo splendore quando ogni gruppo dirà: volgete lo sguardo a colui che hanno trafitto!

Il principio comunione suggerisce che noi ci incontreremo, diventeremo un cuor solo e un’anima sola, se volgeremo lo sguardo a colui che è stato trafitto, se ci metteremo alla scuola del crocifisso, se imiteremo il Signore che è in mezzo ai suoi come colui che serve. L'umiltà della fede è il segreto della comunione.

Il principio comunione non insegna come contare nella vicenda umana, come farsi rispettare, come esercitare una egemonia, ma compie l’opera di Dio che edifica la città posta sul monte, la casa accogliente dove ci si vuole bene nel nome del Signore, dove si chiede e si offre il perdono, dove il più grande è colui che si fa servo di tutti, dove i fratelli e le sorelle si animano a essere pellegrini della speranza.

 

2.3.Voi che avete il sospetto di essere impotenti continuate a stare presso la croce di Gesù, perché da Gesù viene lo Spirito che rinnova la terra.

I credenti che si ostinano a stare presso la croce di Gesù, a costo di essere irrilevanti, insignificanti, impotenti, contemplano la pietra posta a chiudere il sepolcro e non disperano come coloro che non hanno speranza e si congedano dai morti come rassegnati alla definitiva sconfitta della vita. Custodiscono invece la speranza e l’attesa perché imparano il “principio seminagione”. Il chicco di grano caduto in terra, muore, ma per produrre frutto. La tomba imprigiona il corpo del Crocifisso, ma come un grembo che si predispone a partorire la vita nuova, come un deserto che si prepara a fiorire in forza di quello che sembra il più piccolo di tutti i semi.

Il principio seminagione è lo stile del Regno che è già in mezzo a noi, è già il significato del mondo, è già la terra promessa della Chiesa, ma nella forma del seme che muore, dell’impotenza che si affida, del faticoso peregrinare dei giusti che preferiscono subire il male piuttosto che compierlo, che preferiscono il perdono alla vendetta, che preferiscono pregare per i propri nemici, piuttosto che reagire con insulti e violenza.

 

Quelli che si ostinano a stare sotto la croce sono talora fragili e spaventati, sono talora insidiati dal sospetto di essere anacronistici, sconfitti, e tuttavia continuano a ritenere false le insinuazioni del principe di questo mondo che li dichiara irrilevanti, insignificanti e impotenti e continuano a stare là, sotto la croce, perché operi in loro il principio vocazione, il principio comunione e il principio seminagione.

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