SETTIMANALE 52 2017 - SANTA MESSA DELLA NOTTE NATALE DEL SIGNORE OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO Basilica Vaticana Giovedì, 24 dicembre 2015
SANTA MESSA DELLA NOTTE
NATALE DEL SIGNORE
OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO
Basilica Vaticana
Giovedì, 24 dicembre 2015
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In questa notte risplende una «grande luce» (Is 9,1); su tutti noi rifulge la luce della nascita di
Gesù. Quanto sono vere e attuali le parole del profeta Isaia che abbiamo ascoltato: «Hai
moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia» (9,2)! Il nostro cuore era già colmo di gioia per
l’attesa di questo momento; ora, però, quel sentimento viene moltiplicato e sovrabbonda, perché
la promessa si è compiuta, finalmente si è realizzata. Gioia e letizia ci assicurano che il messaggio
contenuto nel mistero di questa notte viene veramente da Dio. Non c’è posto per il dubbio;
lasciamolo agli scettici che per interrogare solo la ragione non trovano mai la verità. Non c’è
spazio per l’indifferenza, che domina nel cuore di chi non riesce a voler bene, perché ha paura di
perdere qualcosa. Viene scacciata ogni tristezza, perché il bambino Gesù è il vero consolatore del
cuore.
Oggi il Figlio di Dio è nato: tutto cambia. Il Salvatore del mondo viene a farsi partecipe della nostra
natura umana, non siamo più soli e abbandonati. La Vergine ci offre il suo Figlio come principio di
vita nuova. La luce vera viene a rischiarare la nostra esistenza, spesso rinchiusa nell’ombra del
peccato. Oggi scopriamo nuovamente chi siamo! In questa notte ci viene reso manifesto il
cammino da percorrere per raggiungere la meta. Ora, deve cessare ogni paura e spavento,
perché la luce ci indica la strada verso Betlemme. Non possiamo rimanere inerti. Non ci è lecito
restare fermi. Dobbiamo andare a vedere il nostro Salvatore deposto in una mangiatoia. Ecco il
motivo della gioia e della letizia: questo Bambino è «nato per noi», è «dato a noi», come annuncia
Isaia (cfr 9,5). A un popolo che da duemila anni percorre tutte le strade del mondo per rendere
partecipe ogni uomo di questa gioia, viene affidata la missione di far conoscere il “Principe della
pace” e diventare suo efficace strumento in mezzo alle nazioni.
Quando, dunque, sentiamo parlare della nascita di Cristo, restiamo in silenzio e lasciamo che sia
quel Bambino a parlare; imprimiamo nel nostro cuore le sue parole senza distogliere lo sguardo
dal suo volto. Se lo prendiamo tra le nostre braccia e ci lasciamo abbracciare da Lui, ci porterà la
pace del cuore che non avrà mai fine. Questo Bambino ci insegna che cosa è veramente
essenziale nella nostra vita. Nasce nella povertà del mondo, perché per Lui e la sua famiglia non
c’è posto in albergo. Trova riparo e sostegno in una stalla ed è deposto in una mangiatoia per
animali. Eppure, da questo nulla, emerge la luce della gloria di Dio. A partire da qui, per gli uomini
dal cuore semplice inizia la via della vera liberazione e del riscatto perenne. Da questo Bambino,
che porta impressi nel suo volto i tratti della bontà, della misericordia e dell’amore di Dio Padre,
scaturisce per tutti noi suoi discepoli, come insegna l’apostolo Paolo, l’impegno a «rinnegare
l’empietà» e la ricchezza del mondo, per vivere «con sobrietà, con giustizia e con pietà» (Tt 2,12).
In una società spesso ebbra di consumo e di piacere, di abbondanza e lusso, di apparenza e
narcisismo, Lui ci chiama a un comportamento sobrio, cioè semplice, equilibrato, lineare, capace
di cogliere e vivere l’essenziale. In un mondo che troppe volte è duro con il peccatore e molle con
il peccato, c’è bisogno di coltivare un forte senso della giustizia, del ricercare e mettere in pratica
la volontà di Dio. Dentro una cultura dell’indifferenza, che finisce non di rado per essere spietata, il
nostro stile di vita sia invece colmo di pietà, di empatia, di compassione, di misericordia, attinte
ogni giorno dal pozzo della preghiera.
Come per i pastori di Betlemme, possano anche i nostri occhi riempirsi di stupore e meraviglia,
contemplando nel Bambino Gesù il Figlio di Dio. E, davanti a Lui, sgorghi dai nostri cuori
l’invocazione: «Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza» (Sal 85,8).
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