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Vangelo di domenica 24 febbraio 2013 ed audio Omelia Don Donato

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VANGELO

 

VANGELO

Gv 4, 5-42

La Samaritana.

Lettura del Vangelo secondo Giovanni.

 

In quel tempo. Il Signore Gesù 5giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: 6qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. 7Giunse una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». 8I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. 9Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. 10Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». 11Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? 12Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?». 13Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete: 14ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». 15«Signore - gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». 16Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». 17Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. 18Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero». 19Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! 20I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». 21Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. 24Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». 25Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». 26Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». 27In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». 28La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: 29«Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». 30Uscirono dalla città e andavano da lui. 31Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». 32Ma egli rispose loro: «Io ha da mangiare un cibo che voi non conoscete». 33E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». 34Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. 35Voi non dite forse: “Ancora quattro mesi e poi viene la mietitura”? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. 36Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. 37In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. 38Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica». 39Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». 40E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. 41Molti di più credettero per la sua parola 42e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

 

AUDIO OMELIA 

 

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TESTO OMELIA

 

Omelia nella domenica della samaritana del 24 febbraio 2013

 

Eccoci in questa domenica nella seconda tappa del nostro cammino di Quaresima. L'immagine che ci viene presentata è una donna.

Questo testo è lungo e denso e presenta tanti aspetti.

Della  vicenda di questa donna mi colpisce innanzitutto l’iniziale domanda di Gesù’: “Dammi da bere”. C’e’ un altro momento in cui Gesù ha detto questa frase: era sulla croce dove ha detto: “Ho sete”. Penso che non sia a caso questa domanda: “Dammi da bere – Ho sete”.

Là, lo chiede ai soldati; qui, ad una donna.

Per di più dobbiamo mettere in evidenza un aspetto un po' strano in quest'incontro: si sa che nella Bibbia gli incontri al pozzo tra uomini e donne erano un po’ proposte di matrimonio, si capisce meglio perché questa donna reagisce così con Gesù: siamo al pozzo, non c’e’ nessuno, c’e’ un uomo – Gesù’ – che va da una donna e le chiede da bere.

La Samaritana nella sua reazione è come se dicesse: tra me e te non c’è niente, sono una Samaritana. Rimaniamo "arrabbiati" – potremmo dire – rimaniamo "separati", continuiamo a rimanere distanti e contrapposto.

E Gesù, con questa semplice domanda, entra nel mondo di quella donna: "dammi da bere", ho sete…ossia…ho bisogno di te. E la donna reagisce.

Mi piace questa immagine di un Dio che mi dice: ho bisogno di te, ho bisogno della tua acqua. Semplice acqua. Acqua, bevuta la quale,  si ha ancora sete, però "ho bisogno di te".

Forse, più che di quell’acqua che chiedeva alla Samaritana, Gesù aveva bisogno di incontrare quella donna per aprirle il cuore

Questa domanda, fa scattare tutto un dialogo.

Questa donna si accorge che Gesù le chiedeva da bere perché era lei che "aveva sete", per mettere in evidenza la sua sete.

È significativo anche il susseguirsi delle domande che sono incalzanti: prima sull’acqua; poi sulla sua vita privata, poi ancora sulla spiritualità e la visione di Dio.

Questa semplice domanda: dammi da bere, ha aperto molte domande. Questa donna rimane toccata da questo incontro: fa domande…o meglio…esprime quelle domande che abbiamo dentro tutti; perché tutti abbiamo nel cuore domande profonde che spesso ignoriamo…Tutti.

Le domande ci sono ma il problema è a chi chiederle, a chi porle.

Ciò che è essenziale è capire se sono domande serie.

La Quaresima perciò può essere definita come tempo per "discernere le nostre domande". La “domanda” può essere in qualche modo sinonimo di “bisogno”, perché il bisogno si traduce sempre in domanda.

La prima tra queste è apparentemente banale: dammi quest’acqua così non vengo più ad attingere al pozzo perché è faticoso venire qui tutti i giorni. E, tra l’altro, vi andava a mezzogiorno  e a quell’ora, nessuno va al pozzo perché fa caldo; si va al mattino o alla sera.

A mezzogiorno ci va perché probabilmente, questa donna, con il villaggio non aveva un buon rapporto. Probabilmente, visto che aveva 5/6 mariti, doveva essere un po’ una donna messa ai margini dalla gente; una donna che la gente giudicava male.

E probabilmente, questa donna, va a mezzogiorno perché certa di non incontrare nessuno, e guarda caso incontra proprio colui che le avrebbe cambiato la vita.

E questa donna, che va al pozzo, si interroga.

L’incontro con Gesù’ diventa un incontro interrogante.

Interrogarsi, ecco il primo passo per incontrare Gesù’. Da che cosa si deduce se si è incontrato veramente Gesù? Dal fatto che ti fai domande in modo serio.

Se non ti fai mai domande, forse non lo hai ancora incontrato.

Si perché il vero problema è si incontrarlo ma anche come incontrarlo.

Per la samaritana è stato facile perché aveva domande nel cuore, ci voleva solo quel “là”…quel “clic”…che aprisse l'animo e che trasformasse in domande tutta quella confusione che lei aveva dentro.

Tutti noi abbiamo delle domande… magari confuse. Il problema – ripeto – e’ a chi porle.

Sono domande importanti, domande sulla vita personale, sulla vita familiare, domande sulla vita di fede: dove dobbiamo adorare Dio?, domande sulle sue attese: dobbiamo aspettare il Messia? Dov’e’ il Messia? Quindi, domande esistenziali.

E mi verrebbe da dire, ancora: verifichiamo le nostre domande; guardiamo le domande che abbiamo dentro: se le nostre sono domande banali o sono domande vere e profonde.

Ma quello che mi colpisce è il finale di quest'incontro. Questa donna incontrando Gesù per caso, si apre, perché, in fondo, era autentica.

Notiamo poi che quando arrivano i discepoli – un po’ come avremmo fatto anche noi – si chiedono perché parla con quella donna… al pozzo, e rimangono meravigliati. Ma il Signore è più grande dei pettegolezzi, e non ha avuto paura a fermarsi con quella donna, perché la verità è più grande del pettegolezzo.

L’autenticità’…

Il risultato di quest'incontro è che questa donna lascia tutto: era andata a prendere l’acqua… ora quell’acqua non le serve più: lascia l’acqua…la lascia lì…

Era andata al pozzo per prendere dell’acqua, ha trovato l’acqua viva che zampilla per la vita eterna. Ha trovato quella che voleva da sempre e lascia l’anfora. L'acqua che prima cerva non gli serve più ora è più importante annunciare quell'incontro: corre al villaggio; quel villaggio che – abbiamo intuito prima – la rifiutava, non la voleva. Corre al villaggio… Mi viene da pensare ai due discepoli di Emmaus: essi – scoraggiati anche loro – incontrano per via un uomo, un pellegrino che non avevano riconosciuto. Anche loro fanno domande, e questi due ad un certo punto “scoprono” (non con l’acqua, ma il pane, quando appunto si fermò a mangiare nella locanda), Anche loro in  quel momento hanno lasciato tutto, ritornano indietro, vanno dalla loro comunità. Vanno a dire: abbiamo incontrato il Risorto; e questa donna ugualmente annuncia che ha incontrato il Messia uno che le ha cambiato la vita.

Come facciamo a capire se abbiamo fede? Vasta vedere se facciamo come lei, se lo annunciamo. Questa è la prova.

Alla domanda: ma io credo? Non rispondiamo però: «vado in chiesa tutte le domeniche»  riflettiamo invece, per capire se abbiamo fede, se lasciamo l’anfora (tutto ciò che prima sembrava importante ed ora ha perso valore di fronte rispetto a ciò che vale di più)  ed andiamo a dire: ho incontrato il Messia. Questa è la prova della fede, tutto il resto è di più.

Quindi, si capisce, che la Samaritana porta ad andare a fondo della propria fede. E dunque, questa donna capisce che d’ora in poi cambia qualcosa.

È poi interessante osservare che, dopo essere tornata al villaggio, non fa "catechesi" , lezioni…, non ha il problema di “cosa dire” o di “come dire”, non ha la preoccupazione di “non sapere abbastanza”; dice semplicemente: «venite a vedere, ho incontrato un uomo che mi ha cambiato la vita».

Quelli vanno, ascoltano Lui: non è questa donna che ha cambiato la vita del suo villaggio; lei donna fa da tramite; ha detto semplicemente: «venite a vedere un uomo».

Mi sembra in conclusione che questo brano dica, in modo semplice, il cammino che deve fare ogni credente, ogni catecumeno: incontrare Cristo che si realizza con queste tappe: ricevere il Battesimo (l’acqua viva che zampilla per la vita eterna) porsi domande serie, annunciare quello che si è incontrato.

 

 

 

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