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MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE Quando fallisce un amore Venerdì, 28 febbraio 2014

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PAPA FRANCESCO

MEDITAZIONE MATTUTINA NELLA CAPPELLA DELLA 
DOMUS SANCTAE MARTHAE

 Quando fallisce un amore

Venerdì, 28 febbraio 2014

 

(da: L'Osservatore Romano, ed. quotidiana, Anno CLIV, n.049, Sab. 29/02/2014)

 

Quando un amore fallisce le persone non vanno condannate ma accompagnate. Lo ha raccomandato Papa Francesco nella messa celebrata venerdì 28 febbraio nella cappella della Casa Santa Marta. La bellezza e la grandezza dell’amore, ha spiegato in proposito il Pontefice, si riconoscono fin dal capolavoro della creazione, narrato dalla Genesi, e scelto da Dio stesso come «icona» per spiegare l’essenza dell’amore tra l’uomo e la donna. Ma anche tra Cristo e la Chiesa.

«Gesù stava sempre con la gente» ha spiegato il Papa riferendosi al passo evangelico di Marco (10, 1-12) proposto dalla liturgia. E in mezzo alla gente il Signore insegnava, ascoltava e guariva gli ammalati. Qualche volta però, tra la folla, si presentavano anche i dottori della legge che volevano in realtà «metterlo alla prova», cercando in qualche modo di farlo cadere. La ragione è presto detta: «Loro — ha evidenziato il Pontefice — vedevano l’autorità morale che Gesù aveva». Un fatto evidente che però sentivano come «un rimprovero per loro». E così «cercavano di farlo cadere per togliergli questa autorità morale».

Il Vangelo di Marco racconta che i farisei, proprio «per metterlo alla prova», pongono a Gesù «questo problema sul divorzio». Una questione presentata con il loro solito «stile» basato sulla «casistica». Quanti volevano mettere in difficoltà Gesù, infatti, non gli ponevano mai «una problematica aperta». Preferivano invece ricorrere alla «casistica, sempre al piccolo caso», domandandogli: «È lecito questo o no?».

La «trappola» che volevano tendere a Gesù è insita in questo modo di vedere le cose. Perché, ha avvertito il Papa, «dietro la casistica, dietro il pensiero casistico, sempre c’è una trappola, sempre!». Una trappola, ha proseguito, «contro la gente, contro di noi e contro Dio, sempre!». Così, racconta l’evangelista Marco, la domanda che i farisei fanno a Gesù è «se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie». E Gesù risponde anzitutto chiedendo loro «cosa dice la legge e spiegando perché Mosè ha fatto quella legge così».

Il Signore tuttavia non si ferma a questa prima risposta e «dalla casistica va al centro del problema». Anzi, ha precisato il Santo Padre, «qui va proprio ai giorni della creazione», ricorrendo a un riferimento biblico «tanto bello» al libro della Genesi: «Ma dall’inizio della creazione Dio li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne».

Papa Francesco ha riletto questo passo, spiegando che «il Signore si riferisce al capolavoro della creazione». Infatti Dio «ha creato la luce e ha visto che era buona». Poi «ha creato gli animali, gli alberi, le stelle: tutto buono». Ma «quando ha creato l’uomo» è arrivato a dire «che era molto buono». Infatti «la creazione dell’uomo e della donna è il capolavoro della creazione». Anche perché Dio «non voleva l’uomo solo: lo voleva con la sua compagna, la sua compagna di cammino».

Questo è anche il momento, ha detto il Pontefice, dell’«inizio dell’amore». E «tanto poetico» è proprio l’incontro tra Adamo ed Eva. A loro Dio raccomanda di andare avanti insieme «come una sola carne». Ecco allora che «il Signore prende sempre il pensiero casistico e lo porta all’inizio della rivelazione». Ma, ha avvertito il Papa, «questo capolavoro del Signore non è finito lì, nei giorni della creazione». Infatti il Signore ha scelto proprio «questa icona per spiegare l’amore che lui ha verso il suo popolo, l’amore che lui ha con il suo popolo». Un amore grande «al punto che quando il popolo non è fedele», comunque «lui parla con parole di amore». «Pensiamo — ha aggiunto — alla descrizione che il Signore fa dell’infedeltà del suo popolo, nel capitolo sedicesimo del profeta Ezechiele».

Così «il Signore — ha spiegato — prende questo amore del capolavoro della creazione per spiegare l’amore che ha con il suo popolo. E un passo in più: quando Paolo ha bisogno di spiegare il mistero di Cristo, lo fa anche in rapporto, in riferimento alla sua sposa. Perché Cristo è sposato: aveva sposato la Chiesa, il suo popolo». E proprio «come il Padre aveva sposato il popolo di Israele, Cristo sposò il suo popolo».

«Questa — ha affermato il Papa — è la storia dell’amore. Questa è la storia del capolavoro della creazione. E davanti a questo percorso di amore, a questa icona, la casistica cade e diventa dolore». Dolore davanti al fallimento: «Quando lasciare il padre e la madre per unirsi a una donna, farsi una sola carne e andare avanti, quando questo amore fallisce — perché tante volte fallisce — dobbiamo sentire il dolore del fallimento». E proprio in quel momento dobbiamo anche «accompagnare quelle persone che hanno avuto questo fallimento nel loro amore». Non bisogna «condannare» ma «camminare con loro». E soprattutto «non fare casistica con la loro situazione».

Tutto questo, ha proseguito il Pontefice, fa pensare a un «disegno di amore», al «cammino d’amore del matrimonio cristiano che Dio ha benedetto nel capolavoro della sua creazione, con una benedizione che mai è stata tolta. Neppure il peccato originale l’ha distrutta». E «quando uno pensa a questo», ha precisato il Papa, trova naturale riconoscere «quanto bello è l’amore, quanto bello è il matrimonio, quanto bella è la famiglia, quanto bello è questo cammino». Ma anche «quanto amore, e quanta vicinanza, anche noi dobbiamo avere per i fratelli e le sorelle che nella loro vita hanno avuto la disgrazia di un fallimento nell’amore». Un amore, ha ricordato, che «comincia poeticamente, perché la seconda narrazione della creazione dell’uomo è poetica, nel libro della Genesi». E che «finisce nella Bibbia, poeticamente, nelle lettere di san Paolo, quando parla dell’amore che Cristo ha per la sua sposa, la Chiesa».

Però, ha messo in guardia il Papa, «anche qui dobbiamo stare attenti che non fallisca l’amore», finendo magari per «parlare di un Cristo troppo “scapolo”: Cristo sposò la Chiesa! E non si può capire Cristo senza la Chiesa» come «non si può capire la Chiesa senza Cristo». Proprio «questo — ha ribadito — è il grande mistero del capolavoro della creazione». Papa Francesco ha concluso la sua meditazione chiedendo al Signore la grazia di capire questo mistero «e anche la grazia di non cadere mai in questi atteggiamenti casistici dei farisei e dei dottori della legge».

 


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