Decanato San Siro - Sempione - Vercellina | Parrocchia Beata Vergine Addolorata in San Siro (MI)

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Festa Addolorata Veglia 2011

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Festa dell’Addolorata 2011

VEGLIA

ascolto contemplazione e preghiera

“Accogliere per costruire il futuro”

 

1. Intronizzazione dell’Icona

 

Mentre la chiesa è al buio si accendono le luci con un sottofondo musicale. dal fondo della chiesa viene portata da due ragazze l’icona della Vergine e posta sull’altare … continua la musica e si sta in silenzio dopo un minuto si accendono le luci mentre si esegue un CANTO finito il quale tutti insieme si recita la seguente preghiera:

 

Maria madre di tenerezza, donna dolcissima, icona dell’eterno

della Verginità di Dio e della sua Maternità

mistero di umiltà e di silenzio

a tal punto consegnata a Dio

da incarnare il suo Essere femminile …

Donna per eccellenza

io mi perdo nella contemplazione del tuo dolcissimo volto

volto di sovrumana bellezza

attraversato da un sottile velo di tristezza e di malinconia …

perfetta somiglianza con il volto del Figlio tuo e tuo Dio,

sguardo che si consuma in perfetta unità d’intenti

con Lui sino alla fine dei secoli.

Missione incomparabile quella di essere Donna come te

Maria  oggi  nel mondo …


2. Essere puri per accogliere

 

Commento:

 

L’accoglienza presuppone un cuore libero: Lo spazio pieno di tante cose non può far posto al nuovo che arriva. Maria è maestra di accoglienza perché ci insegna a liberarci da ciò che ingombra per far spazio solo a ciò che merita di essere accolto.

 

Dal libro di Ermes Ronchi: le “Case di Maria”

 

Volto «puro» nel senso etimologico, perché vuoto di tutto ciò che è inautentico; volto vergine in quanto volto sorgivo, iniziale, nudo, privo di sovrastrutture, povero. Dio può entrare perché trova un vuoto. Di fronte al vento e al sole il meglio che l'aria possa fare è di essere trasparente. Di fronte allo Spirito il meglio che l'anima possa fare è di essere povera (S. Weil).

 

Una splendida immagine della mistica sufi descrive l'umiltà del servitore di Dio come una clessidra che si svuota con gioia. La gioia della povertà nasce da una certezza: la clessidra sa che presto, che all'improvviso, una mano la capovolgerà.

 

Breve stacco musicale

 

Il raccoglimento è prendere distanza dalle cose di fuori, per una maggiore attenzione rivolta a sé e per dimorare accanto a qualcuno. La casa che raccoglie libera l'attenzione del cuore dalla scena del mondo in vista di una prossimità, una familiarità, un'intimità con qualcuno. Abitare la propria casa significa vivere un'attenzione liberata, che si apre a un'intimità e un'accoglienza. Infatti Maria accoglie: l'angelo, la Parola, lo Spirito, il figlio.

 

Raccoglimento è un'esperienza spirituale sempre disponibile, in cui è possibile a ciascuno riconquistare di nuovo la propria verginità. Un'attenzione liberata: questo è la verginità del cuore, passato dalla proliferazione dei molti desideri all'emergere del desiderio unico.

 

E come il raccoglimento si apre sull' accoglienza, così la verginità di Maria si apre sulla maternità. Attenta e accogliente, la ragazza di Nazaret è vergine e sarà madre.

 

Breve stacco musicale

 

Casa, bet, è quella che riceve (A. de Souzenelle). Fin dalla soglia di se stessa, si apre come accoglienza del volto, come intenzione di accoglienza.

 

Simbolo di ricettività, simbolo anzi della femminilità stessa, la funzione della casa si esplica nell'accogliere vite nel proprio interno. La donna è la dimora dove si attua l'accoglienza ospitale più alta, quella di una nuova vita

 

Ogni essere umano ha un compito supremo: custodire delle vite con la propria vita. Guai a noi se non capiamo chi dobbiamo custodire, guai a noi se lo custodiamo male (E. Canetti).

 

Così accade nei confronti della trascendenza: Dio non si merita, si accoglie. Il credente non parte alla conquista del divino, ma si apre alla sua venuta, come la terra protesa, granello per granello, ai semi dello Spirito.

 

Questo fa emergere la vocazione di Santa Maria come una ospitalità divina, un diventare dimora in cui il Misericordioso senza casa trova casa. La lingua ebraica ha lo stesso termine per indicare misericordia e grembo materno (rahamin). Ecco la misericordia per eccellenza: quando una madre riceve in sé un bambino. Noi tutti viviamo perché una donna, un giorno ci ha detto, il suo sì, ci ha ricevuto e accolto. Noi tutti viviamo grazie alla misericordia di una donna. Maria è madre di misericordia verso Dio, lo riceve nel suo grembo. Davanti a lei Dio si inchina e attende la misericordia primordiale che solo lei può accordargli, il grembo in cui farsi carne. Maria è misericordiosa con Dio. E di questo si tratta anche per noi: di essere misericordiosi con Dio. Forse poi saremo più misericordiosi gli uni con gli altri.

 

Breve stacco musicale

 

Grazie all'accoglienza, ogni “io” di potere è trasformato in un “io” ospitale, fa spazio all'altro, si autolimita e inizia a servire. Da potere a servizio. Così è già delineato l'itinerario che, secondo il Vangelo, decide la vita, la converte.

 

Il servizio inizia con l'accoglienza ospitale in me di Dio. Accogliere, il Verbo che genera vita; accogliere, nostro compito, nostra umanissima missione, perché l'uomo diventa ciò che accoglie. Se accogli vanità diventerai vuoto, se accogli pace donerai pace. L'uomo diventa ciò che lo abita. Vita vera è essere abitati da Dio.

 

Ogni casa propone l'etica dell'ospitalità e del servizio (C. Di Sante). Santa Maria nell'annuncio dell'angelo scopre che la sua autenticità sta nel passaggio dall'esistere per se stessa all'esistere per un altro; dall'io per sé alla scoperta dell'io ospitale, l'io il quale deve tutto all'altro e che trova la propria identità nell'essere per l'altro.

 

Canto

 

Preghiera (di Tonino Bello)


Santa Maria, donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita. Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.

 

Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio. E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze, ogni volta che sentiamo i suoi passi, evitiamo di incontrarlo, nascondendoci dietro la siepe, come Adamo tra gli alberi dell'Eden. Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace. E una volta che l'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della sua luce.

 

Finita la preghiera parte la musica di sottofondo durante la quale due giovani portano ai piedi dell’icona della Vergine un vaso pieno di terra asciutta, simbolo della sete del cuore che desidera essere irrorato dall’acqua che può rendere quella zolla fertile di vita


3. Accogliere insieme

 

Commento:

 

L’accoglienza non è solo un’azione personale: ha bisogno di coralità. Chi accoglie costruisce la comunione e crea legami che sanno generare relazione. L’esperienza che si vive in famiglia è scuola di accoglienza dove l’altro è percepito come dono “non scelto” ma incontrato come compagno di viaggio, che ha bisogno di tempi di intimità, di festa e di apertura a ciò che sta oltre i confini della casa.

 

Dal percorso pastorale «Famiglia diventa anima del mondo»

 

Gesù domanda che la famiglia sia luogo che accoglie e genera la vita in pienezza. Essa non dona solo la vita fisica, ma apre alla promessa e alla gioia. La famiglia diventa capace di «accogliere» se sa preservare la propria intimità, la storia di ciascuno, le tradizioni familiari, la fiducia nella vita, la speranza nel Signore. La famiglia diventa capace di «generare» quando fa circolare i doni ricevuti, quando custodisce il ritmo dell’esistenza quotidiana tra lavoro e festa, tra affetto e carità, tra impegno e gratuità. Questo è il dono che si riceve in famiglia: custodire e trasmettere la vita, nella coppia e ai figli.

 

La famiglia ha il suo ritmo, come il battito del cuore; è luogo di riposo e di slancio, di arrivo e di partenza, di pace e di sogno, di tenerezza e di responsabilità. La coppia deve costruire l’atmosfera prima dell’arrivo dei figli. Il lavoro non può rendere deserta la casa, ma la famiglia dovrà imparare a vivere e a coniugare i tempi del lavoro con quelli della festa. Spesso dovrà confrontarsi con pressioni esterne che non consentono di scegliere l’ideale, ma i discepoli del Signore sono quelli che, vivendo nella concretezza delle situazioni, sanno dare sapore ad ogni cosa, anche a quello che non si riesce a cambiare: sono il sale della terra. In particolare, la domenica deve essere tempo di fiducia, di libertà, di incontro, di riposo, di condivisione. La domenica è il momento dell’incontro tra uomo e donna. Soprattutto è il Giorno del Signore, il tempo della preghiera, della Parola di Dio, dell’Eucarestia, dell’apertura alla comunità e alla carità. E così anche i giorni della settimana riceveranno luce dalla domenica e dalla festa: ci sarà meno dispersione e più incontro, meno fretta e più dialogo, meno cose e più presenza. Un primo passo in questa direzione è vedere come abitiamo la casa, cosa facciamo nel nostro focolare. Bisogna osservare com’è la nostra dimora e considerare lo stile del nostro abitare, le scelte che vi abbiamo fatto, i sogni che abbiamo coltivato, le sofferenze che viviamo, le lotte che sosteniamo, le speranze che nutriamo.

 

Canto

 

Preghiera (di Tonino Bello)

 

Santa Maria, donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli. Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente ci fa vivere tra porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo più l'uno dell'altro. Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è divenuto organico nei rapporti col prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il cuore se ne va a pezzi dietro i cancelli dei nostri recinti.

 

Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze. Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi. Sfascia le cinture delle leghe. Allenta le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. Abbatti le nostre frontiere: le frontiere culturali, prima di quelle geografiche. Queste ultime cedono ormai sotto l'urto dei popoli «altri», ma le prime restano tenacemente impermeabili. Visto allora che siamo costretti ad accogliere gli stranieri nel corpo della nostra terra, aiutaci perché possiamo accoglierli anche nel cuore della nostra civiltà.

 

Finita la preghiera parte la musica di sottofondo durante la quale si accendono le luci del battistero ed una famiglia vi si reca per prendere dell’acqua e versarla poi nel vaso perché la terra desidera l’acqua per diventare feconda di vita


4. Accogliere Senza pregiudizi

 

Commento:

 

L’accoglienza è libera perché non giudica colui che ha bisogno di aiuto. Chi ama accetta l’altro nella totale gratuità senza esigere condizioni: è la storia del seminatore che “non giudica la terra” ma dona con abbondanza, certo che il seme è destinato a tutti.

 

Dal Vangelo di Luca (8, 5-15)

 

Il seminatore uscì a seminare la sua semente. Mentre seminava, parte cadde lungo la strada e fu calpestata, e gli uccelli del cielo la divorarono. Un'altra parte cadde sulla pietra e appena germogliata inaridì per mancanza di umidità. Un'altra cadde in mezzo alle spine e le spine, cresciute insieme con essa, la soffocarono. Un'altra cadde sulla terra buona, germogliò e fruttò cento volte tanto». Detto questo, esclamò: «Chi ha orecchi per intendere, intenda!». I suoi discepoli lo interrogarono sul significato della parabola. Ed egli disse: «A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo in parabole, perché vedendo non vedano e udendo non intendano.

 

Il significato della parabola è questo: Il seme è la parola di Dio. I semi caduti lungo la strada sono coloro che l'hanno ascoltata, ma poi viene il diavolo e porta via la parola dai loro cuori, perché non credano e così siano salvati. Quelli sulla pietra sono coloro che, quando ascoltano, accolgono con gioia la parola, ma non hanno radice; credono per un certo tempo, ma nell'ora della tentazione vengono meno. Il seme caduto in mezzo alle spine sono coloro che, dopo aver ascoltato, strada facendo si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni, dalla ricchezza e dai piaceri della vita e non giungono a maturazione. Il seme caduto sulla terra buona sono coloro che, dopo aver ascoltato la parola con cuore buono e perfetto, la custodiscono e producono frutto con la loro perseveranza.

 

Breve stacco musicale

 

Dice il card Tettamanzi: “Il dono è per tutti, non solo per noi. È per ogni famiglia, per ogni uomo e per ogni donna che si vogliono bene; per ogni mamma che ama e che soffre, per ogni figlio che nasce, per ogni papà che pensa a sua moglie, ai suoi figli e lavora per loro. L'amore di Dio è per ogni persona che è sola, per ogni fratello, per ogni straniero, per quelli che vengono in chiesa e per quelli che incontriamo sulle strade. [...] La Parola di Dio illumina l'amore e rende il matrimonio cristiano un segno di indistruttibile fedeltà. Ma è vicina anche a quelli che soffrono a motivo di relazioni d'amore difficili, a coloro che sono preoccupati per l'educazione dei figli, per le concrete condizioni di vita e di lavoro. La Parola di Dio cade dappertutto, in ogni situazione, nel cuore di ogni persona, penetra in chi è vicino e in chi è lontano; è un seme fecondo che ogni famiglia deve seminare intorno a sé per il mondo intero.

 

Breve stacco musicale

 

Da Bruno Maggioni: Le parabole evangeliche, Milano 1992,

 

Quando descrive il secondo tipo di terreno, Luca non parla di «tribolazione» e «persecuzione», ma di «prova». Per spiegare i cedimenti di molti cristiani, non è necessario riferirsi alla persecuzione o alla grande sofferenza (che sono fatti eccezionali); bastano le prove comuni, la monotonia della vita, il logorio del quotidiano. Forse Luca vive un'esperienza ancora più amara di Matteo e Marco: i credenti defezionano non soltanto di fronte alla persecuzione, ma anche di fronte ai problemi della vita di ogni giorno. Per spegnere gli entusiasmi, anche i più genuini, a volte basta il tempo che passa. Per descrivere poi il venir meno di questi cristiani, Luca utilizza un verbo che esprime il cedimento dovuto alla consunzione di un tarlo che giorno dopo giorno, senza mutamenti apparenti, svuota di ogni consistenza: «staccarsi», «sfaldarsi», «cedere». Le immagini suggerite da questo verbo esprimono efficacemente quanto la semplice vita quotidiana possa sfiancare e spegnere. Le ragioni che impediscono al seme di crescere nel terzo terreno, sono elencate da Luca in modo molto secco, ma incisivo: le preoccupazioni, il denaro, i piaceri della vita.

 

L'evangelista si dilunga, invece, nel descrivere il quarto terreno. La prima qualità che lo distingue è l'ascolto della Parola con «cuore nobile e buono». L'espressione tipicamente greca «bello e buono» allude a perfezione, armonia, a una persona ben costruita sotto tutti gli aspetti. Il seme della Parola non può attecchire e crescere in una persona sconnessa. Una seconda caratteristica del buon terreno è la capacità di «trattenere saldamente» la Parola ascoltata. Infatti, l'accoglienza della parola di Dio domanda tempo, vigilanza e concentrazione. Il terzo e ultimo tratto è la perseveranza. Il termine greco upomoné esprime però qualcosa di più della perseveranza: la capacità di sopportare, la solidità di chi non si lascia modificare dagli avvenimenti, la pazienza di attendere.

 

Canto

 

Preghiera (di Tonino Bello)

 

Santa Maria, vergine dell’attesa, donaci del tuo olio perché le nostre lampade si spengono. Vedi: le riserve si sono consumate. Non ci mandare ad altri venditori. Riaccendi nelle nostre anime gli antichi fervori che ci bruciavano dentro, quando bastava un nonnulla per farci trasalire di gioia: l'arrivo di un amico lontano, il rosso di sera dopo un temporale, il crepitare del ceppo che d'inverno sorvegliava i rientri in casa, le campane a stormo nei giorni di festa, il sopraggiungere delle rondini in primavera, l'acre odore che si sprigionava dalla stretta dei frantoi, le cantilene autunnali che giungevano dai palmenti, l'incurvarsi tenero e misterioso del grembo materno, il profumo di spigo che irrompeva quando si preparava una culla.

 

Se oggi non sappiamo attendere più, è perché siamo a corto di speranza. Se ne sono disseccate le sorgenti. Soffriamo una profonda crisi di desiderio. E, ormai paghi dei mille surrogati che ci assediano, rischiamo di non aspettarci più nulla neppure da quelle promesse ultraterrene che sono state firmate col sangue dal Dio dell’alleanza.

 

Finita la preghiera parte la musica di sottofondo durante la quale tre ragazzi segno della vita nuova che cresce si avvicinano al vaso, con la terra ormai inumidita dall’acqua, vi mettono dei semi destinati a crescere per portare frutti di vita e generare speranza.


5. Una accoglienza aperta al futuro


Commento:

 

Scrive don Tonino Bello: «La vera tristezza non è quando, la sera, non sei atteso da nessuno al tuo rientro in casa, ma quando tu non attendi più nulla dalla vita. E la solitudine più nera, la soffri non quando trovi il focolare spento, ma quando non lo vuoi accendere più: neppure per un eventuale ospite di passaggio.» L’accoglienza implica un desiderio fatto di speranze che bisogna alimentare per costruire il futuro che è nel progetto di Dio.

 

Dal Discorso di Barack Obama del 20 gennaio 2009 giorno del suo insediamento come presidente degli Stati Uniti d'America

 

Ricordate che le generazioni passate sconfissero il fascismo e il comunismo non solo con i carri armati e i missili, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Capirono che la nostra forza da sola non basta a proteggerci, né ci dà il diritto di fare come ci pare. Al contrario, seppero che il potere cresce quando se ne fa un uso prudente; che la nostra sicurezza promana dal fatto che la nostra causa giusta, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell’umiltà e della moderazione.

 

Siamo un Paese di cristiani, musulmani, ebrei e indù - e di non credenti; scolpiti da ogni lingua e cultura, provenienti da ogni angolo della terra. E dal momento che abbiamo provato l’amaro calice della guerra civile e della segregazione razziale, per emergerne più forti e più uniti, non possiamo che credere che odii di lunga data un giorno scompariranno; che i confini delle tribù un giorno si dissolveranno; che mentre il mondo si va facendo più piccolo, la nostra comune umanità dovrà venire alla luce.

 

Al mondo islamico diciamo di voler cercare una nuova via di progresso, basato sull’interesse comune e sul reciproco rispetto. A quei dirigenti nel mondo che cercano di seminare la discordia, o di scaricare sull’Occidente la colpa dei mali delle loro società, diciamo: sappiate che il vostro popolo vi giudicherà in base a ciò che siete in grado di costruire, non di distruggere. A coloro che si aggrappano al potere grazie alla corruzione, all’inganno, alla repressione del dissenso, diciamo: sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che siamo disposti a tendere la mano se sarete disposti a sciogliere il pugno.

 

Ai popoli dei Paesi poveri, diciamo di volerci impegnare insieme a voi per far rendere le vostre fattorie e far scorrere acque pulita; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quei Paesi che come noi hanno la fortuna di godere di una relativa abbondanza, diciamo che non possiamo più permetterci di essere indifferenti verso la sofferenza fuori dai nostri confini; né possiamo consumare le risorse del pianeta senza pensare alle conseguenze. Perché il mondo è cambiato, e noi dobbiamo cambiare insieme al mondo.

 

Canto

 

Preghiera (di Tonino Bello)

 

Santa Maria, donna del Sabato santo, estuario dolcissimo nel quale almeno per un giorno si è raccolta la fede di tutta la Chiesa, guidaci per mano alle soglie della luce, di cui la Pasqua è la sorgente suprema.

 

Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che tutta la vita, sospesa com’è tra le brume del venerdì e le attese della domenica di Resurrezione, si rassomiglia tanto a quel giorno. È il giorno della speranza, in cui si fa il bucato dei lini intrisi di lacrime e di sangue, e li si asciuga al sole di primavera perché diventino tovaglie di altare.

 

Ripetici, insomma, che non c’è croce che non abbia le sue deposizioni. Non c’è amarezza umana che non si stemperi in sorriso. Non c’è peccato che non trovi redenzione. Non c’è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura

 

Santa Maria, donna del Sabato santo, raccontaci come, sul crepuscolo di quel giorno, ti sei preparata all’incontro col tuo figlio Risorto. Quali parole d’amore ti andavi ripassando segretamente, per dirgliele tutte d’un fiato non appena ti fosse apparso dinanzi?

 

Madre dolcissima, prepara anche noi all’appuntamento con Lui e destaci l’impazienza del suo domenicale ritorno.

 

Finita la preghiera una famiglia pianta nel vaso irrorato dall’acqua e seminato, tre piccole pianticelle, segno della vita che rinasce e ricomincia infondendo speranza.

 

Canto

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