Decanato San Siro - Sempione - Vercellina | Parrocchia Beata Vergine Addolorata in San Siro (MI)

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Voce del Parroco maggio 2011

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Alla ricerca della mitezza perduta

 

Stiamo celebrando la festa di Pasqua dove si proclama una gioia “straordinaria”, cioè “fuori dal comune”. Chissà cosa avranno provato i discepoli dopo la delusione del venerdì santo ritrovarsi vivo quel Gesù che avevano abbandonato. Gioia imprevista e nello stesso tempo gioia velata di tristezza per aver costatato quanto è stata meschina la loro paura che li ha portati a fuggire in fretta da quel calvario che mostrava l’amico ed il maestro finire miseramente sotto i colpi dei “capi” che l’avevano crocifisso. Non erano stati capaci di restare “un ora sola con lui” la paura della morte era stata più forte dell’amicizia e della verità. All’improvviso hanno scoperto che il bisogno di vita, di gioia, di giustizia e di libertà si riapriva nel loro orizzonte ristretto. La cosa più inaudita, più inverosimile era capitata: dopo la morte c’è la vita! Chi l’avrebbe mai pensato? Era lì davanti a loro aveva il volto del loro amico Gesù, ma non più quello sfigurato della croce bensì quello sorridente della vittoria.

 

La Pasqua ci dice che è possibile un mondo diverso da quello scompaginato che leggiamo sui nostri giornali.

 

La lotta non è ancora finita, ancora si soffre e si muore, ancora la furbizia e la prevaricazione, ancora la paura e la menzogna. Ancora le stragi e le lacrime.

 

No la lotta del bene e del male non è ancora finita ma si intravede la vittoria. Ancora si piange ma il futuro è fatto di gioia che ha il volto del Risorto.

 

Gesù non ha promesso le cose perfette ma ce le ha fatte intravedere per dire che ha senso cercarle perché la perfezione c’è, perciò è possibile raggiungerla. In fondo è questo il “vangelo” (cioè “bella notizia”): la lotta del bene sul male ha senso perché si sa già il risultato: la vittoria. È bello giocare una partita quando si sa di vincere, ma pur certi del risultato dobbiamo “giocare”; e qualche volta il gioco si fa duro come lo è stato per Gesù sulla croce. In questa battaglia ci sono due nemici che ci impediscono di “giocare”, la pigrizia e la paura che generano poi la gelosia verso coloro che cercano di “giocare sul serio”: «12Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze 13Proclama di possedere la conoscenza di Dio e si dichiara figlio del Signore. 14È diventato per noi una condanna dei nostri sentimenti; ci è insopportabile solo al vederlo, 15perché la sua vita è diversa da quella degli altri, e del tutto diverse sono le sue strade. 17Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. 18Se il giusto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. 19Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. 20Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà». (Sap 2)

 

La bontà sconfigge la prepotenza, chi è nella verità alla fine vincerà anche se pagherà un prezzo che alle volte è duro (vedi appunto la croce, vedi i martiri). La Pasqua ha generato un ottimismo nuovo che ci fa capire che la sofferenza della croce non è una sconfitta ma la strada di chi percorre il cammino della vita. «Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà.» (Mt 10, 37-39) Dobbiamo riscoprire la virtù della mitezza tanto dimenticata nel nostro mondo che ha fatto della forza e della prepotenza il suo idolo. La benevolenza è la virtù che tende, nella verità, a far prevalere ciò che costruisce, il positivo; è il contrario della “musoneria”, della insofferenza, della tentazione di trovare il pelo nell’uovo. Essa gode di ciò che c’è e non si lamenta di ciò che manca.

 

Bisogna far circolare un’aria bella, un’aria fresca, un’aria di letizia e di semplicità di cuore: «Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.» (At 2, 44-47)

 

La mitezza non rimane prigioniera della lamentosità e della critica corrosiva, sa intuire ed intraprendere strade nuove, mette da parte ciò che contrappone e privilegia l’unità e la concordia. Occorre un cuore buono che sappia rasserenare, perdonare e capire l’altro.

 

È un sogno tutto questo? Certamente! Sono ben diverse le logiche del mondo, ma solo chi sa sognare sa trasformare la vita e realizzare il futuro. Le grandi conquiste del mondo sono nate dai sogni. Gesù è il primo di questi sognatori ha voluto trasformare la storia umana in storia d’amore e ne è scaturita la Pasqua. Poi c’è Gandhi, Martin Luther King, Nelson Mandela… questi sogni non si sono realizzati?

 

Ma per giocare questa “partita della vita” servono “uomini allenati” uomini che si confrontano frequentemente con il “loro allenatore” nella preghiera, persone che oppongono al lusso ed alla ricchezza la povertà e la sobrietà, all’opulenza ed alla esagerazione del superfluo lo stretto necessario, al piacere ed al godimento una disciplina esigente del proprio corpo “senza sconti”.

 

La Pasqua ha aperto un nuovo capitolo della storia ma ha bisogno di interpreti docili all’azione dello Spirito santo ecco perché serve la Chiesa ed io sono orgoglioso di appartenervi anche se è una comunità turbata essa stessa dal peccato. La Chiesa non può essere identificata solo con i suoi errori, Giovanni Paolo II (oggi Beato) li ha riconosciuti nell’anno giubilare del 2000; La Chiesa è molto di più dei giochi di potere, della inquisizione, delle crociate, della conquista dell’America, dei preti pedofili … è un progetto di speranza fondato sull’amore che il suo fondatore proprio nel giorno di Pasqua le ha affidato. Essa è anche la schiera innumerevole di uomini e donne che lungo la sua storia sono stati esempio di santità, che hanno speso la loro vita per l’annuncio del vangelo, «per portare il lieto annunzio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri» (Is 61,1), che hanno dato la vita con il coraggio della fedeltà come i monaci di Tibirine in Algeria e Oscar Romero in Salvador.

 

La Pasqua ci ricorda allora che la bontà del Signore, la sua mitezza, il suo amore alla fine vincono e noi che abbiamo creduto in lui siamo chiamati a realizzare quel nuovo modo di vivere che è possibile perché garantito dalla risurrezione del Signore.

 

don Donato

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