Decanato San Siro - Sempione - Vercellina | Parrocchia Beata Vergine Addolorata in San Siro (MI)

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La Voce del Parroco Febbraio 2011

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 Humilitas

 

Stiamo celebrando l’anno di san Carlo che è stato sicuramente uno dei protagonisti nel condurre la Chiesa, uscita piuttosto malconcia dal periodo rinascimentale, verso un reale cambiamento.

 

Il protestantesimo aveva inflitto una ferita terribile alla comunione del Popolo di Dio voluto da Gesù come segno visibile dell’unità: «Che siano una cosa sola perché il mondo creda» (Gv 17,21) Ci voleva una conversione vera e S. Carlo ne è stato il profeta. Ma qual è il suo segreto? Come ha potuto fare ciò che ha fatto? Penso che il suo motto è la risposta più convincente: Humilitas (umiltà). Abbiamo alle spalle 20 secoli di storia nei quali la Chiesa è stata protagonista nella nostra società occidentale, plasmandola e fondando la cultura europea. Ci si è persino illusi che la società e la Chiesa coincidessero come se tutti gli uomini fossero cristiani. Ora ci stiamo accorgendo che siamo minoranza non solo nel mondo, dove sono molto di più i non cristiani dei credenti, ma addirittura nei paesi tradizionalmente cristiani come l’Italia: le vocazioni diminuiscono (ogni anno la nostra diocesi perde almeno 50 sacerdoti); gli istituti religiosi chiudono molte case perché non ci sono più giovani che scelgono di consacrare la loro vita interamente al Signore; le percentuali delle persone che frequentano regolarmente l’eucaristia domenicale si sono drasticamente abbassate (nella nostra parrocchia si calcola circa il 6,5% - mediamente il numero dei partecipanti nelle cinque messe festive è di 600 su 12.000 abitanti – nelle parrocchie fuori Milano raggiungono al massimo punte del 25%).

 

Ho trovato la frase di un vescovo francese che mi ha fatto provare tanta amarezza forse per la sua lampante verità: «Se ci mancano i sacerdoti è perché ci mancano i cristiani» cioè mancano coloro che sanno essere profeti dentro una storia malata. Il dramma allora non è la diminuzione dei preti o delle suore ma uno stile di vita che non parla più alla storia di oggi e perciò non sa più affascinare.

 

Questi numeri se da una parte ci spaventano dall’altra ci aiutano ad essere umili. Stiamo imparando che non siamo più quella forza che abbiamo sempre pensato di essere: forse il Signore, attraverso questi segni, ci sta dicendo che dobbiamo rinunciare alla pretesa di essere migliori o superiori.

 

Ogni persona è valore e perciò ha qualcosa da insegnarci. È Gesù Cristo la verità … non noi! Forse abbiamo pensato che noi abbiamo capito tutto del Signore e di colpo ci siamo sentiti maestri, dimenticandoci che noi siamo sempre “discepoli” ciò “scolari” dell’unico “professore” che non ha ancora finito le sue “lezioni”. Dobbiamo saperci tutti ascoltare, certi che lo Spirito parla attraverso chiunque anche tramite la persona che noi consideriamo inferiore o diversa. Se abbiamo un “cuore di discepoli” sapremo riconoscere i tanti maestri che stanno attorno a noi ed il dialogo sarà il normale modo della relazione con gli altri. La nostra precarietà è la nostra forza perché ci obbliga ad appoggiarci a Dio, ci guarisce dalla malattia dell’autosufficienza che genera un senso di onnipotenza che viene soprattutto da ciò che possediamo. Che terribile tentazione è il pensare che non avere niente significhi non essere niente. Diceva il filoso francese Mounier: «Per misurare ciò che siamo forse occorre che non ci rimanga niente», il prezzo dell’uomo è ciò che egli ama, non ciò che egli fabbrica. A cosa serve all’uomo andare più veloce se non sa dove va; a produrre sempre più se non sa condividere.

 

Quale presenza allora oggi per i cristiani? Non dimentichiamoci mai che Cristo ha detto «Io sono sempre con voi» ma non per farci diventare grandi ed i migliori bensì “profeti” ciò segni visibili dentro una storia che ha continuamente bisogno di verità. Siamo quindi un richiamo continuo del Signore della vita ma non siamo noi la vita. Gesù ha chiamato spesso i suoi discepoli “piccolo gregge”: non interessa tanto in “quanti siamo” ma che “ci siamo”, umili segni di speranza. Dice un proverbio africano: «Il suolo è calpestato attorno ai buoni alberi». Se leggiamo gli Atti degli Apostoli vi troviamo che la gente, vedendo i primi cristiani radunati in comunità, non diceva: «Guardate come ci amano ma come si amano».

 

Sono due le strade da battere, la prima è interiore: è il togliersi la maschera per far chiarezza sulla nostra vita, perché non si può gridare la verità se prima non si è fatta verità in noi. Dobbiamo riscoprire che per essere segno di speranza abbiamo bisogno di preghiera, di silenzio, di pause, altrimenti rischiamo di essere talmente occupati a vivere da non saper più utilizzare il tempo per sognare la vita o immaginare la vita degli altri.

 

L’altra strada è l’umile cammino di chi si interroga sia sulla qualità dell’accoglienza e della condivisione sia sulla gioia del perdono accordato perché il cristiano non è chiamato ad essere giudice della società ma lanciatore di ponti tra rive che si allontano. Scriveva frère Christian priore della comunità monastica di Tibhirine in Algeria poi ucciso assieme ai suoi sei compagni: «È contrario all’evangelo voler compiere nuovi passi verso l’altro solo a condizione che lui stesso faccia altrettanto. A volte si sente dire: “Tocca sempre a noi fare il primo passo. Adesso basta! Si muova lui!”. Come se fossimo debitori, in primo luogo, verso la straordinaria iniziativa presa da colui che “ci ha amati sino alla fine” (Gv 13,1) Dobbiamo sottrarci a qualsiasi costo alla legge del taglione del “do ut des”.». La misericordia non è indulgenza ma giustizia superiore e porta il suo frutto quando l’uomo, amato fino al perdono, diventa lui stesso misericordioso: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». A proposito di questa capacità di dialogo e di perdono che presuppone l’umiltà e non il giudizio, mi hanno meravigliato alcuni testi del Corano: «Troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono sono quelli che dicono “Siamo cristiani” Questo avviene perché tra di loro vi sono preti e monaci ed essi non sono superbi» (Corano 5, 82) e ancora: «A Gesù figlio di Maria demmo l’evangelo, e ponemmo nei cuori di coloro che lo seguirono mitezza e misericordia; quanto al monachesimo fu da loro istituito (e non fummo noi a prescriverlo loro) solo per desiderio del compiacimento di Dio» (Corano 57, 27). Ma subito dopo il Corano sentenzia: «Non l’osservarono come andava osservato» (Corano 57,27).

 

Dobbiamo riscoprire tutti insieme il cammino dell’umiltà che già san Carlo ci ha mirabilmente insegnato.

 

don Donato

 

Il Consiglio Pastorale Parrocchiale

 

Martedì 1 febbraio si è radunato il Consiglio Pastorale parrocchiale avendo all’ordine del giorno la riflessione sulla FORMAZIONE CRISTIANA DEI BAMBINI DAI 0 AI 7ANNI. Il nostro cardinale quest’anno chiede a tutte le parrocchie di seguire questa fascia di età in modo particolare, anche perché i bambini arrivano al catechismo in parrocchia (in terza elementare) quasi completamenti digiuni di cammini di fede e di vita spirituale.

 

Durante il Consiglio si è ribadito che è molto importante accompagnare i genitori che sono i primi educatori alla fede: sappiamo tutti che i ragazzi non hanno autonomia per fare scelte cristiane occorre perciò che il cammino coinvolga i genitori o la famiglia. È necessario inserire i ragazzi ed i genitori in un cammino di gruppo perché si percepisca che educare alla fede è anche educare al bisogno di comunione che nasce dal Vangelo che vuole radunare gli uomini in un solo popolo. Fondamento della vita cristiana è Gesù Cristo che va conosciuto attraverso le esperienze di vita e alla lettura della Parola di Dio. Lo scopo della formazione cristiana non è la ricezione dei sacramenti che non sono “cose che si ricevono” ma “partecipazione all’evento di Salvezza dell’uomo” portato da Gesù Cristo. Tre sono gli elementi che devono comporsi tra loro in questo cammino di formazione: le persone che vanno seguite con attenzione, la comunità che accoglie tutti nella comunione che rende fratelli e lo Spirito santo che garantisce un cammino di verità. Partendo da queste considerazioni il Consiglio Pastorale ha ribadito l’importanza di celebrare i battesimi non in modo isolato ma con una dimensione comunitaria per cui l’ambito normale di queste celebrazioni resta la messa domenicale. Si è anche ribadito l’importanza di coinvolgere laici adulti non limitando la formazione solo ai sacerdoti o alle suore. Naturalmente per realizzare un serio progetto educativo di fede serve il coinvolgimento di tante persone. Nella catechesi in età scolare ad esempio sono già coinvolti circa 40 laici. Si dovrebbe trovare adesso un numero sufficiente di adulti che si impegna ad accompagnare anche il cammino dei primi anni di età. Il cardinale chiede, nel suo programma pastorale di quest’anno, di promuovere una collaborazione viva con le scuole dell’infanzia. Il personale che lavora in queste scuole è sicuramente qualificato e competente per trovare cammini e metodi educativi adeguati all’età dei bambini e ai loro genitori.

 

Il consiglio pastorale ha così terminato questo argomento mettendo in opera una commissione che deve essere composta soprattutto dai soggetti sopra indicati per arrivare a realizzare una proposta stimolante per i bambini ed i loro genitori.

 

Si è poi parlato della organizzazione della prossima quaresima:

 

Si è dato molta importanza alla proposta della diocesi che prevede per Lunedì 14 marzo la partecipazione alla Via Crucis cittadina con la Croce di San Carlo ed il santo Chiodo. Celebrazione questa che terminerà in Duomo con il rito delle Ceneri.

 

I 4 venerdì di quaresima saranno improntati su due figure di martiri moderni:il vescovo Romero e i monaci di Tibhirine in Algeria uccisi il 21 maggio 1996 dopo essere stati rapiti. Ci sarebbe dapprima la visione di un film poi nel venerdì successivo la lettura di testi con discussione.

 

Si è anche parlato di come utilizzare la mostra proposta dalla Diocesi sui temi della solidarietà e sobrietà. Ci si è orientati a realizzarla nel prossimo autunno anche se forse in quell’occasione la parrocchia dovrà lavorare soprattutto sul convegno mondiale della famiglie previsto per i primi giorni di giugno del 2012 (si legga a proposito l’articolo a parte di questo informatore).

 

Una festa per stare in famiglia

 

Come ormai è tradizione domenica 30 gennaio abbiamo celebrato la festa della famiglia con la messa unica delle ore 11. C’è stato una grande partecipazione della gente che generalmente si è sentita contenta di celebrare in un contesto così solenne ed importante il mistero dell’amore che trova nella vita di coppia e di comunità domestica un segno grande di comunione e di fraternità. Tranne qualche voce discordante che si è lamentata per una celebrazione che è durata un’ora e mezza, il commento della stragrande maggioranza delle persone è stato molto positivo proprio per quel clima di amicizia che si respira in momenti come questo. Qualcuno ha perfino azzardato: «Perché non facciamo più spesso queste celebrazioni?». La sensazione comune è che nella nostra parrocchia stia crescendo il senso della comunità. La gente si sente parte di un cammino, non abbandonata a se stessa: la fede non ha solo una dimensione personale ma comunitaria e la parrocchia è il luogo concreto dove le persone che abitano questo territorio possano fare una esperienza di grande famiglia. Sono ancora tanti i passi da fare ma il cammino è già iniziato e la nostra Chiesa diventa sempre più una comunità. È significativa anche la partecipazione al pranzo (erano presenti nel salone dell’oratorio almeno 300 persone) segno questo che le persone sentono il bisogno di incontrarsi e stringere legami di amicizia. Guardando il salone così pieno di gente domenica scorso mi sono ricordato i primi anni della mia presenza quando a questi pranzi eravamo solo in 35(!). Mi ha anche colpito il numero di persone che sono rimaste in oratorio fino a sera (ho contato più di 120 persone presenti sia alla preghiera del pomeriggio sia allo spettacolo organizzato dai nostri ragazzi).

 

La giornata aveva come tema di fondo l’attenzione ai piccoli che sono certamente anche i nostri bambini che in famiglia devono avere le giuste attenzioni ma penso si debbano anche tener presenti i più deboli della nostra società, quelli meno dotati, quelli che sono fragili, i meno favoriti perché più esposti ai rischi della vita, ai disabili. Da questa festa della famiglia siamo usciti più coscienti che è giusto avere attenzioni per tutti senza pregiudizi. È significavo notare che alla nostra festa abbiano partecipato anche tanti che noi definiamo stranieri ma che preferisco chiamare fratelli in Cristo. Perché il Signore come ci dice S. Paolo ha abbattuto ogni muro di separazione: non più schiavi ne liberi, non più uomo ne donna tutti siamo uni in Cristo Gesù.

 

La festa è finita ma ciò che ci ha insegnato deve rimanere nei cuori perché quello che abbiamo celebrato domenica 30 gennaio diventi sempre più vita concreta da realizzare continuamente certi che siamo sempre in un cammino di conversione.

 

Questa festa della famiglia mi da anche l’occasione per incominciare a parlare del convegno mondiale delle famiglie che sarà celebrato a Milano nel 2012.

 

Dice Benedetto XVI presentando questo avvenimento: "Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un'occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all'economia dello stesso nucleo familiare" Questo incontro è rivolto alle Famiglie, ai Gruppi familiari e di spiritualità familiare agli operatori pastorale familiare agli operatori del socio-politico.

 

Ecco il programma:

 

Martedì 29 maggio Accoglienza dei partecipanti all'Incontro

Mercoledì 30, giovedì 31, venerdì 1 giugno

  • Convegno teologico pastorale con relazioni e seminari tematici ispirati dal tema
  • “La Famiglia: il lavoro e la festa”

Venerdì 1 giugno, sera

  • Ore 20: serata al Teatro alla Scala per le delegazioni provenienti dalle varie nazioni
  • Ore 21:30: Adorazione Eucaristica in Duomo

Sabato 2 giugno

  • Festa delle Testimonianze con la presenza del Papa Benedetto XVI

Domenica 3 giugno

  • Santa Messa presieduta dal Papa Benedetto XVI

In questi giorni si terranno eventi e manifestazioni culturali in campo ecclesiale e civile

 

                                                                                                                                                    Don Donato

 

DECANATO SAN SIRO

 

CARTA DI COMUNIONE PER LA MISSIONE

 

  1. 1.       La realtà del Decanato

Il decanato di san Siro che è composto da sei parrocchie, tutte piuttosto grandi e in situazioni sociali molto diversificate, risente in modo particolare del “tempo storico in cui stiamo vivendo: grandi e veloci cambiamenti che stanno trasformando il volto della città”. Questa diversificazione del territorio, che non presenta elementi forti di unità e le diverse impostazioni pastorali delle singole comunità pongono delle difficoltà obbiettive per un lavoro comune. Siamo certi però che queste difficoltà ci stimolano “a leggere con discernimento evangelico la nostra storia, accogliendole come inedite sfide da affrontare con intelligenza e coraggio e nello stesso tempo come nuove opportunità da cogliere e da vivere". È con questo spirito che vogliamo incrementare la comunione che riteniamo necessaria, come dice - più volte - l’arcivescovo nella lettera che ci ha scritto dopo la visita pastorale, e che vogliamo rafforzare cercando di allontanare la tentazione che ogni parrocchia si chiuda nelle proprie attività ritenendosi autosufficiente. Proprio nel rispetto delle diversità esistenti che consideriamo come doni di Dio alle nostre comunità, vogliamo evidenziare l’unità dei nostri intenti e il desiderio di fare delle nostre comunità un luogo di cammino comune, di accoglienza e di autentica testimonianza dell’amore di Cristo per tutta la nostra gente.

  1. 2.       Spiritualità missionaria e comunità dei presbiteri

 

Il primo aspetto che riteniamo rilevante è la comunione vissuta tra i presbiteri che operano nel Decanato. Sono loro che, mandati dal vescovo per essere segno di unità, sono chiamati ad “essere sempre più appassionati costruttori di comunione ecclesiale e promuovere con forza una autentica pastorale d’insieme”. È di questa testimonianza che hanno bisogno le persone che vivono nel nostro territorio per diventare sempre più comunità vive, che camminando insieme in Cristo, siano animate da una autentica tensione missionaria “che va continuamente approfondita e rinnovata”. Una tensione che riconosciamo costitutiva per le nostre comunità, che soltanto in una apertura alla realtà del nostro quartiere e in un ascolto attento della realtà vissuta dalle persone che vivono intorno a noi possono essere comunità autenticamente evangeliche, “aperte ed accoglienti”.

 

Raccogliamo pienamente le indicazioni che negli ultimi anni hanno sottolineato la dimensione comunionale e missionaria nella loro reciproca relazione come un elemento portante del cammino diocesano, come è stato ribadito anche dalle parole che l’Arcivescovo ci ha rivolto in occasione della recente visita.

 

E’ importante che a questa comunione siano chiamati anche, nel rispetto della loro specificità, i religiosi e le religiose che rappresentano una presenza importante e significativa nella realtà del nostro Decanato. A questo proposito bisogna anche domandarsi se e come mettere maggiormente in risalto la vocazione religiosa sottolineando ancora di più di quanto lo è tuttora la loro presenza sul territorio.

  1. 3.       Missione e presenza sul territorio

Il “nostro territorio è segnato dalla presenza di numerosi immigrati” come pure da “molteplici situazione di bisogno”, la chiesa locale che si esprime nel nostro decanato deve farsi carico di queste problematiche sia “tessendo una rete di solidarietà che cerca di rispondere alle molteplici situazioni di bisogno”, sia assumendo un “atteggiamento di accoglienza e di accompagnamento, contribuendo a concrete iniziative che favoriscano un loro progressivo cammino di integrazione”.

 

Dobbiamo essere una Chiesa che “afferma con forza il rispetto della dignità di ogni persona”: a questo scopo è indispensabile, oltre ad una chiara pastorale di formazione su questi temi a partire dalla dottrina sociale della Chiesa, una incisiva presenza di laici impegnati direttamente nel sociale, capaci di portare una significativa testimonianza cristiana nelle realtà del territorio e della vita comune della gente. Questa dimensione deve essere certamente incrementata, ed essa comporta una sempre maggior valorizzazione del ruolo dei laici che sono più direttamente inseriti nella realtà sociale e che sono portatori di esperienze significative.

 

Per questo ci sembra importante continuare il lavoro di formazione dei laici, seguendo le indicazioni dei percorsi diocesani (come è avvenuto in occasione dei corsi di formazione dello scorso anno, che sono stati ben partecipati) e valorizzando le esperienze nate a partire da iniziative del Consiglio decanale che hanno coinvolto un buon numero di persone chiamate a condividere la propria esperienza e la propria responsabilità, impegnandoci in un lavoro di sensibilizzazione delle nostre comunità.

  1. 4.       Missione e Famiglia

Un particolare rilievo in questo senso è dato dalla realtà delle nostre famiglie; da un lato va rilevata la situazione di difficoltà in cui la maggioranza di esse si trovano; dall’altro vanno aiutate quelle famiglie più impegnate nella comunità a vivere un servizio e una presenza più significativa verso le altre famiglie

 

Per questo un punto rilevante ci sembra essere quello della pastorale familiare, dell’accompagnamento sia nella fase di preparazione al matrimonio, sia nei momenti più importanti della vita della famiglia stessa ponendo anche attenzione alle situazioni problematiche.

 

Ci pare importante a questo proposito da un lato riflettere insieme sui corsi di preparazione dei fidanzati, che vengono realizzati all’interno delle singole parrocchie (è evidente infatti come le persone che vengono a noi per il matrimonio provengono da esperienze di fede deficitarie: ci sembra dunque che i percorsi che offriamo debbano diventare sempre più occasioni “catecumenali” di riproposta dell’annuncio cristiano invitando a riscoprire le motivazioni fondamentali della fede che sono alla base della scelta del sacramento. E’ importante in questo senso avviare anche tra noi un confronto).

 

Dall’altro lato occorrerà favorire esperienze di relazione tra le famiglie, attraverso metodi che ogni comunità riterrà più idonei (gruppi familiari e altro). A tale proposito si ritiene che possa essere utile riattivare, quale strumento di stimolo per questo ambito missionario la commissione familiare decanale

  1. 5.        Missione e ambito caritativo

Il nostro arcivescovo nel suo messaggio chiede che “nessuno si senta solo” e domanda “una attenzione particolare verso i bisognosi, le persone sole e gli anziani”. Il lavoro della commissione Caritas decanale, che valutiamo positivamente, va certamente in questa direzione. Questo servizio deve essere sostenuto e incrementato perché sia sempre più punto di “raccordo” dei centri di ascolto e delle altre realtà che operano in ambito caritativo. Queste realtà sono di fatto un luogo di accoglienza e di incontro con le molteplici esigenze della gente e sono dunque un elemento prezioso per la nostra concreta presenza nel nostro territorio come già sottolineato al numero 3.

 

La Commissione Caritas ha lavorato bene, e in particolare in occasione del Fondo di solidarietà ha trovato valide motivazioni per una collaborazione più concreta e proficua tra i vari Centri di ascolto. Crediamo che tale lavoro vada ulteriormente valorizzato, anche in vista di una più stretta collaborazione.

  1. 6.       Missione e trasmissione della fede

 

Certamente al vertice delle preoccupazioni pastorali delle nostre comunità vi è la trasmissione della fede alle nuove generazioni nell’intento di creare una comunità viva che sia testimone gioiosa della autenticità del Vangelo. Il nostro arcivescovo ci chiede di fondare la nostra pastorale “sull’ascolto della Parola di Dio, sulla partecipazione ai sacramenti con attenzione particolare all’eucaristia domenicale e sull’esercizio della carità”. Il cammino formativo deve orientarsi su questi orizzonti e realizzarli anche attraverso le proposte concrete che l’arcivescovo stesso fa nel suo piano pastorale 2010-2011. Ci auguriamo perciò che le indicazioni della Diocesi circa l’iniziazione cristiana possano diventare un momento di lavoro comune, in particolare nel campo della formazione dei catechisti, che intendiamo certamente valorizzare. Nella suddetta lettera il vescovo ci chiede che “la Pastorale battesimale sia presente e attiva in tutte le parrocchie, ma sia pensata e progettata a livello decanale, cominciando così a dare attuazione alla prima fase del nuovo cammino di iniziazione cristiana proposto dalla Diocesi.”

 

In questo ambito merita senza dubbio di essere confermato ed incoraggiato il lavoro della Pastorale Giovanile, che in questi anni ha cercato di realizzare un progetto comune, secondo le indicazioni diocesane, compiendo passi significativi che ci sembrano andare nella giusta direzione e che dovranno essere seguiti con attenzione e cordiale sostegno. Tale lavoro comune non ha valore soltanto dal punto di vista dell’efficienza, ma anche per dare ai cammini di formazione un respiro ecclesiale più ampio, che ci sembra necessario soprattutto per i giovani che stiamo aiutando a crescere, facendoli sentire coinvolti e corresponsabili dentro il cammino comune.

 

Bisognerebbe riflettere maggiormente sulla pastorale vocazionale che si attua nelle nostre parrocchie per individuare anche cammini decanali che possano aiutare i nostri giovani a valutare la propria vita come vocazione e come servizio. In questo ambito vanno prese in considerazione e valorizzate le proposte che vengono fatte a livello diocesano.

  1. 7.       Strumenti della comunione missionaria: i Consigli

I Consigli Pastorali parrocchiali sono presenti in tutte le parrocchie e svolgono bene il loro servizio.

 

Nel loro lavoro devono sempre tenere presenti i reiterati inviti del nostro arcivescovo alla sobrietà pastorale per saper individuare che cosa sia veramente urgente e cosa sia secondario onde sviluppare una pastorale coerente con il vangelo e nel contempo concreta e fattibile.

 

All’interno del Consiglio Pastorale Decanale è emersa l’esigenza di una riflessione più attenta sul ruolo e sulle modalità di lavoro di tale Consiglio. Gli incontri sono sempre stati regolari e frequentati con sufficiente puntualità, ma l’efficacia del lavoro del Consiglio appare piuttosto dubbia e insufficiente. Si ritiene che il ruolo e la modalità di lavoro del Consiglio debbano essere oggetto di riflessione nel prossimo anno, in vista del raggiungimento di una pastorale d’insieme.

 

Una incombenza che sembra importante per questo consiglio è quella di aiutare il decanato e le parrocchie ad individuare il rapporto e gli equilibri tra la programmazione parrocchiale e quella decanale così che ci sia osmosi e non contrapposizione.

 

Milano 31 gennaio 2011

 

NOTIZIE DAL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE 

 

“ INSIEME SI PUÒ ”

 

 26/27 febbraio

 

“Giornata missionaria parrocchiale”

 

Fra le tante iniziative che si propongono di sostenere ed aiutare popolazioni in difficoltà, la nostra scelta è andata al progetto per

 

fornire acqua potabile ad un villaggio di pastori Mbororò

 

Missione di Moutourwa (Camerun)

 

Essendo nomani, i pastori si spostano frequentemente alla ricerca di erba e di acqua per alimentare ed abbeverare il bestiame. Le scarse precipitazioni nella stagione delle piogge trasformano la loro vita in una lotta continua per la sopravvivenza, soprattutto quando sono costretti a condividere la poca acqua delle pozze naturali con gli abitanti dei villaggi che attraversano con le greggi.

 

Un pozzo d’acqua in queste situazioni è davvero fondamentale per garantire vita e salute non solo agli animali ma anche alle persone. Durante la stagione secca non è raro vedere donne e bambini percorrere ore di cammmino per attingere ad un pozzo.

 

La Missione di Moutourwa, dove vive Fratel Vicari, del PIME, nel corso degli anni ha provveduto a scavare numerosi pozzi a mano della profondità massima di 18 metri proteggendo lo scavo con anelli di cemento e installando anche una pompa a mano.

 

Il costo per la perforazione di un pozzo ammonta a 4.000 euro e comprende le spese di scavo e l’acquisto del cemento e del ferro. In alcuni casi è necessario ricorre anche alla dinamite per far saltare strati di roccia particolarmente resistenti.

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Alla fine di tutte le S. Messe, in Sala Schuster, ci sarà il mercatino per raccogliere i fondi per questa iniziativa. Sarebbe bello se in questa giornata riuscissimo ad arrivare a coprire interamente il progetto.

 

Come gruppo “missionario” vorremmo anche che questa giornata costituisse un’occasione speciale per raccoglierci in preghiera, chiedendo a Dio, nostro Padre, di ispirare i governanti di ogni Stato perché lavorino in primo luogo a sostegno delle loro popolazioni, affinché la vita sia più equa e giusta per tutti.

 

Vorremmo inoltre che fosse un momento in cui riflettere per capire quanto, nella nostra vita, incida l’egoismo, l’indifferenza verso il prossimo e, anche qui, per chiedere a Dio la grazia dell’amore.

 

Febbraio 2011

 

1

martedì

B. Andrea Carlo Ferrari

Consiglio Past. Parr.

(si veda relazione in questo pagine)

 

15

martedì

Ss Faustino e Giovita mm

 

2

mercoledì

Presentazione del Signore

Giornata della vita consacrata

 

 

16

mercoledì

S. Giuliana di Nicomedia

 

3

giovedì

S. Biagio

Parola di Dio domenica

 

17

giovedì

Ss. 7 Fonda-tori dei Servi di Maria

Parola di Dio domenica

4

venerdì

S. Veronica

   

18

venerdì

S. Patrizio

 

5

sabato

S. Agata

   

19

 

sabato

S. Turibio de Mongrovejo

 

6

domenica

V dopo Epifania

XXXIII Giornata della vita - Mercatino (fatto dal gruppo di via Tonezza)

Battesimi ore 12

 

20

domenica

VII dopo Epifania

Incontro O.S.S.M

7

lunedì

Ss. Perpetua e Felictia

Inizio Corso prematrimoniale

 

21

lunedì

S. Pier Damiani

3-Corso prematrimoniale

8

martedì

S. Gerolamo Emiliani

   

22

martedì

S. Margherita da Cortona

 

9

mercoledì

S. Giuseppina Bakita

Corso Biblico

 

23

mercoledì

S. Policarpo

Corso Biblico

10

giovedì

S. Scolastica

Parola di Dio domenica

 

24

giovedì

S. Sergio

Parola di Dio domenica

11

venerdì

B.M.V. di Lourdes

Giornata mondiale del malato

 

25

venerdì

S. Cesario

 

12

sabato

S. Damiano

h 21 gruppi familiari

 

26

sabato

S. Nestore

h 15-19 Ritiro – Convegno di tutti i Cons. Past. delle parrocchie del nostro decanato.

13

domenica

VI dopo Epifania

Giornata solidarietà

h 12 messa della carità

ore 15 Ragazzi-Genitori 4° anno: Consegna del Credo

 

27

domenica

Penultima dopo Epifania

Giornata missionaria parrocchiale (Si veda l’articolo in questo numero dell’informatore)

14

lunedì

Ss. Cirillo e Metodio Pa-troni Europa

2- Corso prematrimoniale Gruppo Missionario

 

 

28

lunedì

S. Romano

4-Corso prematrimoniale

 

 

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