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E' DISPONIBILE L'INFORMATORE PARROCCHIALE DELLA SETTIMANA DA DOMENICA 27 MARZO A SABATO 2 APRILE 2011
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E' DISPONIBILE L'INFORMATORE PARROCCHIALE DELLA SETTIMANA DA DOMENICA 3 A SABATO 9 APRILE 2011
Informatore Aprile 2011
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La Voce del Parroco aprile 2011
E' DISPONIBILE "LA VOCE DEL PARROCO" MESE DI APRILE 2011
Settimanale 15 - 2011
E' DISPONIBILE L'INFORMATORE PARROCCHIALE DELLA SETTIMANA DA DOMENICA 10 A SABATO 16 APRILE 2011
La Voce del Parroco Marzo 2011
Liberi… cioè forti
Quest’anno è arrivata in ritardo… la quaresima: siamo a marzo… incomincerà il 13 e, tre anni fa, la Pasqua è stata celebrata il 23 marzo!
Ma cosa è la quaresima? Forse è meglio dire perché la facciamo? La società moderna ne ha ancora bisogno? Sembra che questi quaranta giorni non siano più di moda … cose da medioevo! Ormai il progresso ci ha spinto su strade che sembrano più liberanti: via i tabù! Niente è proibito, basta non fare del male. Ha valore solo ciò che desideriamo! La coerenza oggi è intesa come la virtù di chi fa solo ciò che sente e non fa quello che non sente. Io sono convinto invece che l’autenticità non è legata alle voglie ma alla verità. Il punto di riferimento della vita non è solo la mia emotività che può anche essere egoistica ma ciò che è giusto.
Ma chi definisce ciò che è giusto, ciò che è vero? Ecco allora che il pensiero moderno arriva a dire che la verità è soggettiva, cioè dipende dal mio sguardo e in definitiva dipende da me: è il singolo soggetto che definisce ciò che è vero e giusto. Quindi la verità non è una sola ma ce ne sono tante e sono numerose appunto come le persone: ognuno ha la sua verità! Ma se ne esistono tante significa che esse sono solo ipotesi, supposizioni, opinioni.
Chi allora decide cosa è il bene e il male? Per vivere “bene” abbiamo bisogno di certezze che vanno oltre il nostro sentimento. Abbiamo bisogno di affidarci a chi non ci inganna: il cristiano sa che “uno solo” è “assolutamente” affidabile, Gesù Cristo che ha detto: “Io sono la verità”. Questo significa che chi non pensa come Lui non è nella verità.
Il nostro arcivescovo da qualche hanno continua a richiamarci alla sobrietà. Mi sembra questo il primo passo da fare per ottenere chiarezza nel nostro cuore. Per essere “veri” dobbiamo essere capaci di interrogarci sul senso e sull’utilità delle cose che vogliamo, che abbiamo e che facciamo: sono molte le esigenze della vita e non possiamo tutte assecondarle dobbiamo essere saggi per individuarne le priorità. Il nostro stile di vita nelle parole, nei gesti e nei beni deve perciò essere caratterizzato dalla “giusta misura”.
Ecco appunto, la quaresima si propone come momento fondamentale di saggezza per fare chiarezza sui nostri atteggiamenti e sul nostro modo di vivere. Il suo obbiettivo non è quello della austerità o della mortificazione ma quello della libertà. Ospitare la libertà è pensare in modo aperto e presuppone un cammino che ha come fine la ricerca e la scoperta del sempre nuovo. Contesta la verità immobile; accetta il limite, ma guarda sempre oltre; riconosce le ombre che oscurano il pensiero e la vita e ricerca le luci.
La religione non è un insieme di regole da osservare per far contento Dio, è invece la scoperta di ciò che ci cambia il cuore, certi che, da soli, non ne siamo capaci. Credere è incontrare Colui che può darci una mano a cambiare noi stessi perché chi non cambia non cresce. Dio non pretende niente da noi, ma si offre a noi perché lo accogliamo come unica fonte di verità e di libertà.
Dice la prima lettera di Giovanni al (4, 10.19): «In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati….Noi amiamo, perché egli ci ha amati per primo.». Innanzitutto noi valiamo perché siamo nel cuore di Dio. La dignità della persona umana non sta primariamente nelle sue capacità ma nel fatto che è “amabile” e lo è perché Dio ama “per primo, tutti e sempre”. Noi dobbiamo amare l’altro non per le sue capacità, non per il bene che ci fa ma semplicemente perché c’è, perché incrocia le nostre strade, è nostro “prossimo”. È questa la novità cristiana: «Se amate quelli che vi amano, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a coloro che fanno del bene a voi, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, quale gratitudine vi è dovuta? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e la vostra ricompensa sarà grande e sarete figli dell'Altissimo, perché egli è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati.» (Lc 6, 32-36). Lo so che non è facile … ma il cristianesimo è questo! Anch’io faccio fatica, ma è questo e solo questo il mio ideale di vita: ecco perché sento la voglia di pregare, prostrato dalla mia fragilità. Sono certo che Lui mi vuole così e lo garantisce con la sua forza che è il suo Spirito. Quando cado, quando sbaglio ho però voglia di riprendere, di ricominciare perché so che è possibile.
La quaresima allora è il tempo favorevole che ci è dato per convincerci di questa verità e trovare così tutti i mezzi per realizzarlo. È qui che capisco il senso del sacrifico e della penitenza, non per soffrire ma per diventare forte e … libero da tutte le paure.
Dice Jean Galot (Ritorno alla sorgente):
Fa' digiunare il nostro cuore:
che sappia rinunciare a tutto quello
che l'allontana dal tuo amore,Signore
e che si unisca a te
più esclusivamente e più sinceramente.
Fa' digiunare il nostro orgoglio,
tutte le nostre pretese, le nostre rivendicazioni,
rendendoci più umili e infondendo in noi
come unica ambizione, quella di servirti.
Fa' digiunare le nostre passioni,
la nostra fame di piacere,
la nostra sete di ricchezza,
il possesso avido e l'azione violenta;
che nostro solo desiderio sia di piacerti in tutto.
Fa' digiunare il nostro io,
troppo centrato su se stesso, egoista indurito,
che vuol trarre solo il suo vantaggio:
che sappia dimenticarsi, nascondersi, donarsi.
Fa' digiunare la nostra lingua,
spesso troppo agitata,
troppo rapida nelle sue repliche,
severa nei giudizi, offensiva o sprezzante:
fa' che esprima solo stima e bontà.
Che il digiuno dell'anima,
con tutti i nostri sforzi per migliorarci,
possa salire verso di te come offerta gradita,
meritarci una gioia più pura, più profonda.
Amen
Don Donato
IL NOSTRO DECANATO VUOL CAMMINARE INSIEME
Giornata di meditazione di tutti i Consigli Pastorali delle sei parrocchie del decanato
Sabato 26 febbraio dalle ore 15 alle ore 19, i consigli pastorali delle parrocchie del nostro decanato si sono ritrovati con l’intento di approfondire un cammino comune. Lo spunto è stato dato dalla “carta di comunione” e dalle lettere che il nostro arcivescovo ha inviato alle comunità del decanato dopo la sua visita pastorale dell’aprile del 2010.
Il pomeriggio ha visto la presenza di 50 membri rappresentanti delle varie parrocchia che, aiutati da don Donato, hanno messo a fuoco tre nodi fondamentali della pastorale: La pastorale di insieme, La dimensione missionaria e la corresponsabilità dei laici.
La chiesa per annunciare il vangelo deve testimoniare l’amore al quale il Signore la chiama. C’è il rischio altrimenti di fare teoria. Anche per Gesù la condizione fondamentale richiesta è l’unità: solo se i cristiani sanno essere uniti, amarsi al di là delle difficoltà il mondo sarà affascinato dal suo messaggio. Dobbiamo perciò interrogarci su tutte le iniziative che si svolgono nelle parrocchie: Quante sono necessarie e quante secondarie? La sobrietà pastorale che il nostro arcivescovo ha stigmatizzato con «Fare meno, fare meglio, fare insieme ».ci chiede di definire «le priorità irrinunciabili». La sobrietà infatti è la giusta misura che deve caratterizzare il nostro stile di vita nelle parole, nei gesti e nei beni e quindi nella vita comune ed ecclesiale
Vivere insieme è bello ma difficile: è una conquista che implica distacco da se stessi, libertà di cuore (gelosia, invidie, onestà nel riconoscere che il mondo non finisce in noi stessi, il bene è anche altrove ecc.) Camminare insieme presuppone l’umiltà del “lasciar fare anche all’altro”, la certezza che “anche l’altro possiede lo Spirito santo e non solo io… il nostro gruppo… la nostra comunità” Si annuncia di più “vivendo in comunione” piuttosto che “facendo mille iniziative”: Dice l’arcivescovo: "fare insieme è più difficile, chiede intelligenza, tempo, pazienza, umiltà, carità. Fare insieme è però più evangelico".
Lo stile di questa vita di comunione deve essere fondato sulla verità. Non ci può essere amore nella menzogna e nella finzione. Il riferimento all’amore ci aiuta a capire che non rientra nella logica missionaria il proselitismo che è invece un attirare gente per noi stessi, per sentirci “conquistatori”, non invece servitori di una verità che è più grande di noi e di persone la cui salvezza non dipende da noi ma da Dio (noi siamo solo i testimoni).
Ma una vita comunitaria ha bisogno di corresponsabilità dove ciascuno ha il suo ruolo e la sua responsabilità L’evangelizzazione e la testimonianza sono un’azione “corale” non “individuale”. Ciascuno di noi è responsabile del Vangelo. La chiesa non ha proprietari (“uno solo è il vostro Signore”) i preti hanno la vocazione di essere “servitori” e li dobbiamo aiutare ad essere tali.
La Corresponsabilità poi non sta nel fatto che i laici devono fare quello che fanno i preti ma che i laici facciano i “laici” proprio perché la Chiesa è un corpo polifonico dove ognuno gioca il suo ruolo. Ognuno è valorizzato e ognuno è relativizzato perché nessuno è la totalità.
La corresponsabilità esige però la competenza per questo una Chiesa è adulta quando sa dare preparazione a tutti perché ciascuno sia parte viva di uno stesso corpo. Non servono laici “di sacristia” ma uomini e donne che grati della loro fede la mostrano. Gli aspetti più significativi della presenza laicale va allora cercata nella vita quotidiana quali la famiglia, il lavoro, lo svago, il socio politico.
Si impone perciò una riflessione sulla presenza della Chiesa sul territorio: Apertura ai problemi reali del nostro territorio: quale percezione dei problemi? quante persone le percepiscono e quante sono indifferenti? Cosa fare nelle nostre parrocchie per aiutare i fedeli ad una vera sensibilizzazione?
Di fronte ai problemi non è però sufficiente avvertirli se ci si fermasse qui saremmo al livello del sentimento invece dobbiamo trasformare la “compassione” in azione che la carta di Comunione chiama “accoglienza ed accompagnamento”
A partire da queste riflessioni i presenti si sono divisi in quattro gruppi mettendo in comune le impressioni che si sono rivelate molto positive soprattutto perché si è respirato un clima di comunione che lascia ben sperare per il lavoro futuro che attende il nostro decanato nei prossimi anni.
Don Donato
NOTIZIE DAL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE
“ INSIEME SI PUÒ ”
Peccato!!!
Nonostante la buona volontà di tutti non siamo riusciti a raccogliere quanto necessario per costruire un pozzo ai pastori Mbororò del Nord Camerun.
A fronte dei 4.000 euro necessari, quanto venduto al mercatino e le offerte ricevute hanno raggiunto la cifra di
€ 2.200.=
È bello però vedere l’interesse di molti, capire che nella nostra comunità c’è sempre gente pronta a lasciarci coinvolgere, perché attenta agli ultimi che sono pienamente nostri fratelli. Questa giornata è servita per riflettere sui bisogni più essenziali e la nostra speranza è che quanto che è stato detto e fatto possa aiutare la nostra comunità a crescere sempre di più nella solidarietà e nella condivisone.
Invieremo la cifra raccolta all’Associazione “Insieme si può”, sperando che quanto raccolto, anche se insufficiente, permetterà di realizzare il progetto annunciato in forza dell’aiuto di altre comunità che come noi hanno fatto questo sforzo.
Comunque grazie e sempre grazie,
a coloro che hanno portato torte e pasta fresca da vendere
a chi ha acquistato qualcosa al mercatino
a chi ha fatto un’offerta
a chi avrebbe voluto aiutare, ma le proprie possibilità non glielo hanno consentito
Vogliamo anche ringraziare Don Ervè per la sua presenza a tutte le S. Messe e per averci dato qualche notizia in più sul popolo Mbororò.
Don Ervè ha dato anche la sua disponibilità per un incontro, in cui ci farà conoscere meglio la realtà in cui vivono i Mbororò, anche con la proiezione di diapositive.
Come gruppo missionario non possiamo che pregare, ed invitare anche voi alla preghiera, per tutte le popolazioni del Nord Africa che stanno vivendo un momento di cambiamento non privo di sofferenza e di morte.
Chiediamo al Signore che le sostenga affinché in quei Paesi sia garantita la libertà e la democrazia, così che ciascuno possa vivere liberamente i propri valori politici a religiosi.
Marzo 2011
1 |
martedì S. Albino |
h 18,30 Ministri straordinari Eucaristia h 21 Preparazione battesimi |
17 |
giovedì S. Edoardo |
||
2 |
mercoledì S. Quinto |
Corso Biblico |
18 |
venerdì S. Salvatore |
||
3 |
giovedì S. Tiziano |
h 21 Veglia di preghiera in preparazione alla professione religiosa di Suor Yvette |
19 |
sabato S. Giuseppe. |
h 21 gruppi familiari (presso fam Lodolo) |
|
4 |
venerdì S. Lucio |
h18,30 Adorazione eucaristia in preparazione della professione religiosa |
20 |
domenica II Quaresima |
* Incontro O.S.S.M * Gruppi familiari (giovani famiglie) |
|
5 |
sabato S. Adriano |
h 17,30 Rosario meditato in preparazione della professione religiosa |
21 |
lunedì S. Giustiniano |
Consiglio Pastorale parrocchiale |
|
6 |
domenica Ultima dopo l'Epifania |
h 11 Messa presieduta dal vescovo Mons. Mascheroni con la professione perpetua di Suor Yvette |
22 |
martedì S. Ottaviano |
Incontro di programmazione della festa della vita nuova nella risurrezione |
|
7 |
lunedì S. Gaudioso |
23 |
mercoledì S. Vittoriano |
|||
8 |
martedì S. Gregorio di Nissa |
h 21 Gruppi Missionari parrocchiale e decanali |
24 |
giovedì S. Romolo |
Memoria martiri missionari: Giornata di preghiera e digiuno con Via Crucis Missionaria decanale presso Santa Maria Nascente (QT8) |
|
9 |
mercoledì S. Francesca Romana |
h 17 Gruppi Caritativi h 21 Giunta CPP |
25 |
venerdì Annunciazione del Signore |
h 21: primo incontro quaresimale: proiezione film |
|
10 |
giovedì S. Attalo |
26 |
sabato S. Emanuele |
|||
11 |
venerdì S. Costantino |
27 |
domenica III Quaresima |
|||
12 |
sabato S. Massimiliano |
Festa Carnevale (ragazzi) |
28 |
lunedì S. Sisto III papa |
||
13 |
domenica I Quaresima |
h 12 messa della carità |
29 |
martedì S. secondo |
Preparazione ai battesimi |
|
14 |
lunedì S. Matilde Gruppo missionario |
Via Crucis cittadina con “la croce di S. carlo e il “santo chiodo” segue Rito ceneri in Duomo |
30 |
mercoledì S. Decio |
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15 |
martedì S. Luisa de Marillac |
Ritiro parrocchiale di Quaresima |
31 |
giovedì S. Beniamino |
||
16 |
mercoledì S. Eriberto |
Ritiro parrocchiale di Quaresima |
1 |
venerdì S. Ugo |
h 8,30 Celebrazione h 15 Via Crucis h 21 Incontri quaresimali |
La Voce del Parroco Febbraio 2011
Humilitas
Stiamo celebrando l’anno di san Carlo che è stato sicuramente uno dei protagonisti nel condurre la Chiesa, uscita piuttosto malconcia dal periodo rinascimentale, verso un reale cambiamento.
Il protestantesimo aveva inflitto una ferita terribile alla comunione del Popolo di Dio voluto da Gesù come segno visibile dell’unità: «Che siano una cosa sola perché il mondo creda» (Gv 17,21) Ci voleva una conversione vera e S. Carlo ne è stato il profeta. Ma qual è il suo segreto? Come ha potuto fare ciò che ha fatto? Penso che il suo motto è la risposta più convincente: Humilitas (umiltà). Abbiamo alle spalle 20 secoli di storia nei quali la Chiesa è stata protagonista nella nostra società occidentale, plasmandola e fondando la cultura europea. Ci si è persino illusi che la società e la Chiesa coincidessero come se tutti gli uomini fossero cristiani. Ora ci stiamo accorgendo che siamo minoranza non solo nel mondo, dove sono molto di più i non cristiani dei credenti, ma addirittura nei paesi tradizionalmente cristiani come l’Italia: le vocazioni diminuiscono (ogni anno la nostra diocesi perde almeno 50 sacerdoti); gli istituti religiosi chiudono molte case perché non ci sono più giovani che scelgono di consacrare la loro vita interamente al Signore; le percentuali delle persone che frequentano regolarmente l’eucaristia domenicale si sono drasticamente abbassate (nella nostra parrocchia si calcola circa il 6,5% - mediamente il numero dei partecipanti nelle cinque messe festive è di 600 su 12.000 abitanti – nelle parrocchie fuori Milano raggiungono al massimo punte del 25%).
Ho trovato la frase di un vescovo francese che mi ha fatto provare tanta amarezza forse per la sua lampante verità: «Se ci mancano i sacerdoti è perché ci mancano i cristiani» cioè mancano coloro che sanno essere profeti dentro una storia malata. Il dramma allora non è la diminuzione dei preti o delle suore ma uno stile di vita che non parla più alla storia di oggi e perciò non sa più affascinare.
Questi numeri se da una parte ci spaventano dall’altra ci aiutano ad essere umili. Stiamo imparando che non siamo più quella forza che abbiamo sempre pensato di essere: forse il Signore, attraverso questi segni, ci sta dicendo che dobbiamo rinunciare alla pretesa di essere migliori o superiori.
Ogni persona è valore e perciò ha qualcosa da insegnarci. È Gesù Cristo la verità … non noi! Forse abbiamo pensato che noi abbiamo capito tutto del Signore e di colpo ci siamo sentiti maestri, dimenticandoci che noi siamo sempre “discepoli” ciò “scolari” dell’unico “professore” che non ha ancora finito le sue “lezioni”. Dobbiamo saperci tutti ascoltare, certi che lo Spirito parla attraverso chiunque anche tramite la persona che noi consideriamo inferiore o diversa. Se abbiamo un “cuore di discepoli” sapremo riconoscere i tanti maestri che stanno attorno a noi ed il dialogo sarà il normale modo della relazione con gli altri. La nostra precarietà è la nostra forza perché ci obbliga ad appoggiarci a Dio, ci guarisce dalla malattia dell’autosufficienza che genera un senso di onnipotenza che viene soprattutto da ciò che possediamo. Che terribile tentazione è il pensare che non avere niente significhi non essere niente. Diceva il filoso francese Mounier: «Per misurare ciò che siamo forse occorre che non ci rimanga niente», il prezzo dell’uomo è ciò che egli ama, non ciò che egli fabbrica. A cosa serve all’uomo andare più veloce se non sa dove va; a produrre sempre più se non sa condividere.
Quale presenza allora oggi per i cristiani? Non dimentichiamoci mai che Cristo ha detto «Io sono sempre con voi» ma non per farci diventare grandi ed i migliori bensì “profeti” ciò segni visibili dentro una storia che ha continuamente bisogno di verità. Siamo quindi un richiamo continuo del Signore della vita ma non siamo noi la vita. Gesù ha chiamato spesso i suoi discepoli “piccolo gregge”: non interessa tanto in “quanti siamo” ma che “ci siamo”, umili segni di speranza. Dice un proverbio africano: «Il suolo è calpestato attorno ai buoni alberi». Se leggiamo gli Atti degli Apostoli vi troviamo che la gente, vedendo i primi cristiani radunati in comunità, non diceva: «Guardate come ci amano ma come si amano».
Sono due le strade da battere, la prima è interiore: è il togliersi la maschera per far chiarezza sulla nostra vita, perché non si può gridare la verità se prima non si è fatta verità in noi. Dobbiamo riscoprire che per essere segno di speranza abbiamo bisogno di preghiera, di silenzio, di pause, altrimenti rischiamo di essere talmente occupati a vivere da non saper più utilizzare il tempo per sognare la vita o immaginare la vita degli altri.
L’altra strada è l’umile cammino di chi si interroga sia sulla qualità dell’accoglienza e della condivisione sia sulla gioia del perdono accordato perché il cristiano non è chiamato ad essere giudice della società ma lanciatore di ponti tra rive che si allontano. Scriveva frère Christian priore della comunità monastica di Tibhirine in Algeria poi ucciso assieme ai suoi sei compagni: «È contrario all’evangelo voler compiere nuovi passi verso l’altro solo a condizione che lui stesso faccia altrettanto. A volte si sente dire: “Tocca sempre a noi fare il primo passo. Adesso basta! Si muova lui!”. Come se fossimo debitori, in primo luogo, verso la straordinaria iniziativa presa da colui che “ci ha amati sino alla fine” (Gv 13,1) Dobbiamo sottrarci a qualsiasi costo alla legge del taglione del “do ut des”.». La misericordia non è indulgenza ma giustizia superiore e porta il suo frutto quando l’uomo, amato fino al perdono, diventa lui stesso misericordioso: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». A proposito di questa capacità di dialogo e di perdono che presuppone l’umiltà e non il giudizio, mi hanno meravigliato alcuni testi del Corano: «Troverai che i più cordialmente vicini a coloro che credono sono quelli che dicono “Siamo cristiani” Questo avviene perché tra di loro vi sono preti e monaci ed essi non sono superbi» (Corano 5, 82) e ancora: «A Gesù figlio di Maria demmo l’evangelo, e ponemmo nei cuori di coloro che lo seguirono mitezza e misericordia; quanto al monachesimo fu da loro istituito (e non fummo noi a prescriverlo loro) solo per desiderio del compiacimento di Dio» (Corano 57, 27). Ma subito dopo il Corano sentenzia: «Non l’osservarono come andava osservato» (Corano 57,27).
Dobbiamo riscoprire tutti insieme il cammino dell’umiltà che già san Carlo ci ha mirabilmente insegnato.
don Donato
Il Consiglio Pastorale Parrocchiale
Martedì 1 febbraio si è radunato il Consiglio Pastorale parrocchiale avendo all’ordine del giorno la riflessione sulla FORMAZIONE CRISTIANA DEI BAMBINI DAI 0 AI 7ANNI. Il nostro cardinale quest’anno chiede a tutte le parrocchie di seguire questa fascia di età in modo particolare, anche perché i bambini arrivano al catechismo in parrocchia (in terza elementare) quasi completamenti digiuni di cammini di fede e di vita spirituale.
Durante il Consiglio si è ribadito che è molto importante accompagnare i genitori che sono i primi educatori alla fede: sappiamo tutti che i ragazzi non hanno autonomia per fare scelte cristiane occorre perciò che il cammino coinvolga i genitori o la famiglia. È necessario inserire i ragazzi ed i genitori in un cammino di gruppo perché si percepisca che educare alla fede è anche educare al bisogno di comunione che nasce dal Vangelo che vuole radunare gli uomini in un solo popolo. Fondamento della vita cristiana è Gesù Cristo che va conosciuto attraverso le esperienze di vita e alla lettura della Parola di Dio. Lo scopo della formazione cristiana non è la ricezione dei sacramenti che non sono “cose che si ricevono” ma “partecipazione all’evento di Salvezza dell’uomo” portato da Gesù Cristo. Tre sono gli elementi che devono comporsi tra loro in questo cammino di formazione: le persone che vanno seguite con attenzione, la comunità che accoglie tutti nella comunione che rende fratelli e lo Spirito santo che garantisce un cammino di verità. Partendo da queste considerazioni il Consiglio Pastorale ha ribadito l’importanza di celebrare i battesimi non in modo isolato ma con una dimensione comunitaria per cui l’ambito normale di queste celebrazioni resta la messa domenicale. Si è anche ribadito l’importanza di coinvolgere laici adulti non limitando la formazione solo ai sacerdoti o alle suore. Naturalmente per realizzare un serio progetto educativo di fede serve il coinvolgimento di tante persone. Nella catechesi in età scolare ad esempio sono già coinvolti circa 40 laici. Si dovrebbe trovare adesso un numero sufficiente di adulti che si impegna ad accompagnare anche il cammino dei primi anni di età. Il cardinale chiede, nel suo programma pastorale di quest’anno, di promuovere una collaborazione viva con le scuole dell’infanzia. Il personale che lavora in queste scuole è sicuramente qualificato e competente per trovare cammini e metodi educativi adeguati all’età dei bambini e ai loro genitori.
Il consiglio pastorale ha così terminato questo argomento mettendo in opera una commissione che deve essere composta soprattutto dai soggetti sopra indicati per arrivare a realizzare una proposta stimolante per i bambini ed i loro genitori.
Si è poi parlato della organizzazione della prossima quaresima:
Si è dato molta importanza alla proposta della diocesi che prevede per Lunedì 14 marzo la partecipazione alla Via Crucis cittadina con la Croce di San Carlo ed il santo Chiodo. Celebrazione questa che terminerà in Duomo con il rito delle Ceneri.
I 4 venerdì di quaresima saranno improntati su due figure di martiri moderni:il vescovo Romero e i monaci di Tibhirine in Algeria uccisi il 21 maggio 1996 dopo essere stati rapiti. Ci sarebbe dapprima la visione di un film poi nel venerdì successivo la lettura di testi con discussione.
Si è anche parlato di come utilizzare la mostra proposta dalla Diocesi sui temi della solidarietà e sobrietà. Ci si è orientati a realizzarla nel prossimo autunno anche se forse in quell’occasione la parrocchia dovrà lavorare soprattutto sul convegno mondiale della famiglie previsto per i primi giorni di giugno del 2012 (si legga a proposito l’articolo a parte di questo informatore).
Una festa per stare in famiglia
Come ormai è tradizione domenica 30 gennaio abbiamo celebrato la festa della famiglia con la messa unica delle ore 11. C’è stato una grande partecipazione della gente che generalmente si è sentita contenta di celebrare in un contesto così solenne ed importante il mistero dell’amore che trova nella vita di coppia e di comunità domestica un segno grande di comunione e di fraternità. Tranne qualche voce discordante che si è lamentata per una celebrazione che è durata un’ora e mezza, il commento della stragrande maggioranza delle persone è stato molto positivo proprio per quel clima di amicizia che si respira in momenti come questo. Qualcuno ha perfino azzardato: «Perché non facciamo più spesso queste celebrazioni?». La sensazione comune è che nella nostra parrocchia stia crescendo il senso della comunità. La gente si sente parte di un cammino, non abbandonata a se stessa: la fede non ha solo una dimensione personale ma comunitaria e la parrocchia è il luogo concreto dove le persone che abitano questo territorio possano fare una esperienza di grande famiglia. Sono ancora tanti i passi da fare ma il cammino è già iniziato e la nostra Chiesa diventa sempre più una comunità. È significativa anche la partecipazione al pranzo (erano presenti nel salone dell’oratorio almeno 300 persone) segno questo che le persone sentono il bisogno di incontrarsi e stringere legami di amicizia. Guardando il salone così pieno di gente domenica scorso mi sono ricordato i primi anni della mia presenza quando a questi pranzi eravamo solo in 35(!). Mi ha anche colpito il numero di persone che sono rimaste in oratorio fino a sera (ho contato più di 120 persone presenti sia alla preghiera del pomeriggio sia allo spettacolo organizzato dai nostri ragazzi).
La giornata aveva come tema di fondo l’attenzione ai piccoli che sono certamente anche i nostri bambini che in famiglia devono avere le giuste attenzioni ma penso si debbano anche tener presenti i più deboli della nostra società, quelli meno dotati, quelli che sono fragili, i meno favoriti perché più esposti ai rischi della vita, ai disabili. Da questa festa della famiglia siamo usciti più coscienti che è giusto avere attenzioni per tutti senza pregiudizi. È significavo notare che alla nostra festa abbiano partecipato anche tanti che noi definiamo stranieri ma che preferisco chiamare fratelli in Cristo. Perché il Signore come ci dice S. Paolo ha abbattuto ogni muro di separazione: non più schiavi ne liberi, non più uomo ne donna tutti siamo uni in Cristo Gesù.
La festa è finita ma ciò che ci ha insegnato deve rimanere nei cuori perché quello che abbiamo celebrato domenica 30 gennaio diventi sempre più vita concreta da realizzare continuamente certi che siamo sempre in un cammino di conversione.
Questa festa della famiglia mi da anche l’occasione per incominciare a parlare del convegno mondiale delle famiglie che sarà celebrato a Milano nel 2012.
Dice Benedetto XVI presentando questo avvenimento: "Il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie costituisce un'occasione privilegiata per ripensare il lavoro e la festa nella prospettiva di una famiglia unita e aperta alla vita, ben inserita nella società e nella Chiesa, attenta alla qualità delle relazioni oltre che all'economia dello stesso nucleo familiare" Questo incontro è rivolto alle Famiglie, ai Gruppi familiari e di spiritualità familiare agli operatori pastorale familiare agli operatori del socio-politico.
Ecco il programma:
Martedì 29 maggio Accoglienza dei partecipanti all'Incontro
Mercoledì 30, giovedì 31, venerdì 1 giugno
- Convegno teologico pastorale con relazioni e seminari tematici ispirati dal tema
- “La Famiglia: il lavoro e la festa”
Venerdì 1 giugno, sera
- Ore 20: serata al Teatro alla Scala per le delegazioni provenienti dalle varie nazioni
- Ore 21:30: Adorazione Eucaristica in Duomo
Sabato 2 giugno
- Festa delle Testimonianze con la presenza del Papa Benedetto XVI
Domenica 3 giugno
- Santa Messa presieduta dal Papa Benedetto XVI
In questi giorni si terranno eventi e manifestazioni culturali in campo ecclesiale e civile
Don Donato
DECANATO SAN SIRO
CARTA DI COMUNIONE PER LA MISSIONE
- 1. La realtà del Decanato
Il decanato di san Siro che è composto da sei parrocchie, tutte piuttosto grandi e in situazioni sociali molto diversificate, risente in modo particolare del “tempo storico in cui stiamo vivendo: grandi e veloci cambiamenti che stanno trasformando il volto della città”. Questa diversificazione del territorio, che non presenta elementi forti di unità e le diverse impostazioni pastorali delle singole comunità pongono delle difficoltà obbiettive per un lavoro comune. Siamo certi però che queste difficoltà ci stimolano “a leggere con discernimento evangelico la nostra storia, accogliendole come inedite sfide da affrontare con intelligenza e coraggio e nello stesso tempo come nuove opportunità da cogliere e da vivere". È con questo spirito che vogliamo incrementare la comunione che riteniamo necessaria, come dice - più volte - l’arcivescovo nella lettera che ci ha scritto dopo la visita pastorale, e che vogliamo rafforzare cercando di allontanare la tentazione che ogni parrocchia si chiuda nelle proprie attività ritenendosi autosufficiente. Proprio nel rispetto delle diversità esistenti che consideriamo come doni di Dio alle nostre comunità, vogliamo evidenziare l’unità dei nostri intenti e il desiderio di fare delle nostre comunità un luogo di cammino comune, di accoglienza e di autentica testimonianza dell’amore di Cristo per tutta la nostra gente.
- 2. Spiritualità missionaria e comunità dei presbiteri
Il primo aspetto che riteniamo rilevante è la comunione vissuta tra i presbiteri che operano nel Decanato. Sono loro che, mandati dal vescovo per essere segno di unità, sono chiamati ad “essere sempre più appassionati costruttori di comunione ecclesiale e promuovere con forza una autentica pastorale d’insieme”. È di questa testimonianza che hanno bisogno le persone che vivono nel nostro territorio per diventare sempre più comunità vive, che camminando insieme in Cristo, siano animate da una autentica tensione missionaria “che va continuamente approfondita e rinnovata”. Una tensione che riconosciamo costitutiva per le nostre comunità, che soltanto in una apertura alla realtà del nostro quartiere e in un ascolto attento della realtà vissuta dalle persone che vivono intorno a noi possono essere comunità autenticamente evangeliche, “aperte ed accoglienti”.
Raccogliamo pienamente le indicazioni che negli ultimi anni hanno sottolineato la dimensione comunionale e missionaria nella loro reciproca relazione come un elemento portante del cammino diocesano, come è stato ribadito anche dalle parole che l’Arcivescovo ci ha rivolto in occasione della recente visita.
E’ importante che a questa comunione siano chiamati anche, nel rispetto della loro specificità, i religiosi e le religiose che rappresentano una presenza importante e significativa nella realtà del nostro Decanato. A questo proposito bisogna anche domandarsi se e come mettere maggiormente in risalto la vocazione religiosa sottolineando ancora di più di quanto lo è tuttora la loro presenza sul territorio.
- 3. Missione e presenza sul territorio
Il “nostro territorio è segnato dalla presenza di numerosi immigrati” come pure da “molteplici situazione di bisogno”, la chiesa locale che si esprime nel nostro decanato deve farsi carico di queste problematiche sia “tessendo una rete di solidarietà che cerca di rispondere alle molteplici situazioni di bisogno”, sia assumendo un “atteggiamento di accoglienza e di accompagnamento, contribuendo a concrete iniziative che favoriscano un loro progressivo cammino di integrazione”.
Dobbiamo essere una Chiesa che “afferma con forza il rispetto della dignità di ogni persona”: a questo scopo è indispensabile, oltre ad una chiara pastorale di formazione su questi temi a partire dalla dottrina sociale della Chiesa, una incisiva presenza di laici impegnati direttamente nel sociale, capaci di portare una significativa testimonianza cristiana nelle realtà del territorio e della vita comune della gente. Questa dimensione deve essere certamente incrementata, ed essa comporta una sempre maggior valorizzazione del ruolo dei laici che sono più direttamente inseriti nella realtà sociale e che sono portatori di esperienze significative.
Per questo ci sembra importante continuare il lavoro di formazione dei laici, seguendo le indicazioni dei percorsi diocesani (come è avvenuto in occasione dei corsi di formazione dello scorso anno, che sono stati ben partecipati) e valorizzando le esperienze nate a partire da iniziative del Consiglio decanale che hanno coinvolto un buon numero di persone chiamate a condividere la propria esperienza e la propria responsabilità, impegnandoci in un lavoro di sensibilizzazione delle nostre comunità.
- 4. Missione e Famiglia
Un particolare rilievo in questo senso è dato dalla realtà delle nostre famiglie; da un lato va rilevata la situazione di difficoltà in cui la maggioranza di esse si trovano; dall’altro vanno aiutate quelle famiglie più impegnate nella comunità a vivere un servizio e una presenza più significativa verso le altre famiglie
Per questo un punto rilevante ci sembra essere quello della pastorale familiare, dell’accompagnamento sia nella fase di preparazione al matrimonio, sia nei momenti più importanti della vita della famiglia stessa ponendo anche attenzione alle situazioni problematiche.
Ci pare importante a questo proposito da un lato riflettere insieme sui corsi di preparazione dei fidanzati, che vengono realizzati all’interno delle singole parrocchie (è evidente infatti come le persone che vengono a noi per il matrimonio provengono da esperienze di fede deficitarie: ci sembra dunque che i percorsi che offriamo debbano diventare sempre più occasioni “catecumenali” di riproposta dell’annuncio cristiano invitando a riscoprire le motivazioni fondamentali della fede che sono alla base della scelta del sacramento. E’ importante in questo senso avviare anche tra noi un confronto).
Dall’altro lato occorrerà favorire esperienze di relazione tra le famiglie, attraverso metodi che ogni comunità riterrà più idonei (gruppi familiari e altro). A tale proposito si ritiene che possa essere utile riattivare, quale strumento di stimolo per questo ambito missionario la commissione familiare decanale
- 5. Missione e ambito caritativo
Il nostro arcivescovo nel suo messaggio chiede che “nessuno si senta solo” e domanda “una attenzione particolare verso i bisognosi, le persone sole e gli anziani”. Il lavoro della commissione Caritas decanale, che valutiamo positivamente, va certamente in questa direzione. Questo servizio deve essere sostenuto e incrementato perché sia sempre più punto di “raccordo” dei centri di ascolto e delle altre realtà che operano in ambito caritativo. Queste realtà sono di fatto un luogo di accoglienza e di incontro con le molteplici esigenze della gente e sono dunque un elemento prezioso per la nostra concreta presenza nel nostro territorio come già sottolineato al numero 3.
La Commissione Caritas ha lavorato bene, e in particolare in occasione del Fondo di solidarietà ha trovato valide motivazioni per una collaborazione più concreta e proficua tra i vari Centri di ascolto. Crediamo che tale lavoro vada ulteriormente valorizzato, anche in vista di una più stretta collaborazione.
- 6. Missione e trasmissione della fede
Certamente al vertice delle preoccupazioni pastorali delle nostre comunità vi è la trasmissione della fede alle nuove generazioni nell’intento di creare una comunità viva che sia testimone gioiosa della autenticità del Vangelo. Il nostro arcivescovo ci chiede di fondare la nostra pastorale “sull’ascolto della Parola di Dio, sulla partecipazione ai sacramenti con attenzione particolare all’eucaristia domenicale e sull’esercizio della carità”. Il cammino formativo deve orientarsi su questi orizzonti e realizzarli anche attraverso le proposte concrete che l’arcivescovo stesso fa nel suo piano pastorale 2010-2011. Ci auguriamo perciò che le indicazioni della Diocesi circa l’iniziazione cristiana possano diventare un momento di lavoro comune, in particolare nel campo della formazione dei catechisti, che intendiamo certamente valorizzare. Nella suddetta lettera il vescovo ci chiede che “la Pastorale battesimale sia presente e attiva in tutte le parrocchie, ma sia pensata e progettata a livello decanale, cominciando così a dare attuazione alla prima fase del nuovo cammino di iniziazione cristiana proposto dalla Diocesi.”
In questo ambito merita senza dubbio di essere confermato ed incoraggiato il lavoro della Pastorale Giovanile, che in questi anni ha cercato di realizzare un progetto comune, secondo le indicazioni diocesane, compiendo passi significativi che ci sembrano andare nella giusta direzione e che dovranno essere seguiti con attenzione e cordiale sostegno. Tale lavoro comune non ha valore soltanto dal punto di vista dell’efficienza, ma anche per dare ai cammini di formazione un respiro ecclesiale più ampio, che ci sembra necessario soprattutto per i giovani che stiamo aiutando a crescere, facendoli sentire coinvolti e corresponsabili dentro il cammino comune.
Bisognerebbe riflettere maggiormente sulla pastorale vocazionale che si attua nelle nostre parrocchie per individuare anche cammini decanali che possano aiutare i nostri giovani a valutare la propria vita come vocazione e come servizio. In questo ambito vanno prese in considerazione e valorizzate le proposte che vengono fatte a livello diocesano.
- 7. Strumenti della comunione missionaria: i Consigli
I Consigli Pastorali parrocchiali sono presenti in tutte le parrocchie e svolgono bene il loro servizio.
Nel loro lavoro devono sempre tenere presenti i reiterati inviti del nostro arcivescovo alla sobrietà pastorale per saper individuare che cosa sia veramente urgente e cosa sia secondario onde sviluppare una pastorale coerente con il vangelo e nel contempo concreta e fattibile.
All’interno del Consiglio Pastorale Decanale è emersa l’esigenza di una riflessione più attenta sul ruolo e sulle modalità di lavoro di tale Consiglio. Gli incontri sono sempre stati regolari e frequentati con sufficiente puntualità, ma l’efficacia del lavoro del Consiglio appare piuttosto dubbia e insufficiente. Si ritiene che il ruolo e la modalità di lavoro del Consiglio debbano essere oggetto di riflessione nel prossimo anno, in vista del raggiungimento di una pastorale d’insieme.
Una incombenza che sembra importante per questo consiglio è quella di aiutare il decanato e le parrocchie ad individuare il rapporto e gli equilibri tra la programmazione parrocchiale e quella decanale così che ci sia osmosi e non contrapposizione.
Milano 31 gennaio 2011
NOTIZIE DAL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE
“ INSIEME SI PUÒ ”
26/27 febbraio
“Giornata missionaria parrocchiale”
Fra le tante iniziative che si propongono di sostenere ed aiutare popolazioni in difficoltà, la nostra scelta è andata al progetto per
fornire acqua potabile ad un villaggio di pastori Mbororò
Missione di Moutourwa (Camerun)
Essendo nomani, i pastori si spostano frequentemente alla ricerca di erba e di acqua per alimentare ed abbeverare il bestiame. Le scarse precipitazioni nella stagione delle piogge trasformano la loro vita in una lotta continua per la sopravvivenza, soprattutto quando sono costretti a condividere la poca acqua delle pozze naturali con gli abitanti dei villaggi che attraversano con le greggi.
Un pozzo d’acqua in queste situazioni è davvero fondamentale per garantire vita e salute non solo agli animali ma anche alle persone. Durante la stagione secca non è raro vedere donne e bambini percorrere ore di cammmino per attingere ad un pozzo.
La Missione di Moutourwa, dove vive Fratel Vicari, del PIME, nel corso degli anni ha provveduto a scavare numerosi pozzi a mano della profondità massima di 18 metri proteggendo lo scavo con anelli di cemento e installando anche una pompa a mano.
Il costo per la perforazione di un pozzo ammonta a 4.000 euro e comprende le spese di scavo e l’acquisto del cemento e del ferro. In alcuni casi è necessario ricorre anche alla dinamite per far saltare strati di roccia particolarmente resistenti.
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Alla fine di tutte le S. Messe, in Sala Schuster, ci sarà il mercatino per raccogliere i fondi per questa iniziativa. Sarebbe bello se in questa giornata riuscissimo ad arrivare a coprire interamente il progetto.
Come gruppo “missionario” vorremmo anche che questa giornata costituisse un’occasione speciale per raccoglierci in preghiera, chiedendo a Dio, nostro Padre, di ispirare i governanti di ogni Stato perché lavorino in primo luogo a sostegno delle loro popolazioni, affinché la vita sia più equa e giusta per tutti.
Vorremmo inoltre che fosse un momento in cui riflettere per capire quanto, nella nostra vita, incida l’egoismo, l’indifferenza verso il prossimo e, anche qui, per chiedere a Dio la grazia dell’amore.
Febbraio 2011
1 |
martedì B. Andrea Carlo Ferrari |
Consiglio Past. Parr. (si veda relazione in questo pagine) |
15 |
martedì Ss Faustino e Giovita mm |
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2 |
mercoledì Presentazione del Signore |
Giornata della vita consacrata
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16 |
mercoledì S. Giuliana di Nicomedia |
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3 |
giovedì S. Biagio |
Parola di Dio domenica |
17 |
giovedì Ss. 7 Fonda-tori dei Servi di Maria |
Parola di Dio domenica |
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4 |
venerdì S. Veronica |
18 |
venerdì S. Patrizio |
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5 |
sabato S. Agata |
19
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sabato S. Turibio de Mongrovejo |
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6 |
domenica V dopo Epifania |
XXXIII Giornata della vita - Mercatino (fatto dal gruppo di via Tonezza) Battesimi ore 12 |
20 |
domenica VII dopo Epifania |
Incontro O.S.S.M |
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7 |
lunedì Ss. Perpetua e Felictia |
Inizio Corso prematrimoniale |
21 |
lunedì S. Pier Damiani |
3-Corso prematrimoniale |
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8 |
martedì S. Gerolamo Emiliani |
22 |
martedì S. Margherita da Cortona |
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9 |
mercoledì S. Giuseppina Bakita |
Corso Biblico |
23 |
mercoledì S. Policarpo |
Corso Biblico |
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10 |
giovedì S. Scolastica |
Parola di Dio domenica |
24 |
giovedì S. Sergio |
Parola di Dio domenica |
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11 |
venerdì B.M.V. di Lourdes |
Giornata mondiale del malato |
25 |
venerdì S. Cesario |
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12 |
sabato S. Damiano |
h 21 gruppi familiari |
26 |
sabato S. Nestore |
h 15-19 Ritiro – Convegno di tutti i Cons. Past. delle parrocchie del nostro decanato. |
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13 |
domenica VI dopo Epifania |
Giornata solidarietà h 12 messa della carità ore 15 Ragazzi-Genitori 4° anno: Consegna del Credo |
27 |
domenica Penultima dopo Epifania |
Giornata missionaria parrocchiale (Si veda l’articolo in questo numero dell’informatore) |
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14 |
lunedì Ss. Cirillo e Metodio Pa-troni Europa |
2- Corso prematrimoniale Gruppo Missionario
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28 |
lunedì S. Romano |
4-Corso prematrimoniale |
La Voce del Parroco Gennaio 2011
Passi decisi di vittoria
Contro la tentazione di pensare che il male sia invincibile
Camminando tra i discorsi di benedetto XVI in questo Natale
Sono ancora frastornato dalle tante cose che ho sentito a Natale: parole belle e parole banali; fatti sconvolgenti ed edificanti, sentimenti di profonda umanità e atteggiamenti di vuoto scoraggiante. Quello che abbiamo vissuto in questo giorni non è che la fotografia di quello che siamo, del nostro mondo! Tutto previsto… mi verrebbe da dire, tutto questo lo conoscevo già, è risaputo.
La nostra epoca storica sta attraversando un periodo difficile, Benedetto XVI, nel suo messaggio alla curia romana del 20 dicembre, la paragona a quella della fine dell’impero romano: «Un mondo stava tramontando. Frequenti cataclismi naturali aumentavano ancora questa esperienza di insicurezza. Non si vedeva alcuna forza che potesse porre un freno a tale declino…
Il (nostro) mondo con tutte le sue nuove speranze e possibilità è angustiato dall’impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale le strutture giuridiche e politiche non funzionano» e nel messaggio di Natale elenca, in una preghiera di speranza, le situazioni problematiche del nostro tempo: «La luce del Natale risplenda nuovamente in quella Terra dove Gesù è nato e ispiri Israeliani e Palestinesi nel ricercare una convivenza giusta e pacifica. L’annuncio consolante della venuta dell’Emmanuele lenisca il dolore e consoli nelle prove le care comunità cristiane in Iraq e in tutto il Medio Oriente, donando loro conforto e speranza per il futuro ed animando i Responsabili delle Nazioni ad una fattiva solidarietà verso di esse. Ciò avvenga anche in favore di coloro che ad Haiti soffrono ancora per le conseguenze del devastante terremoto e della recente epidemia di colera. Così pure non vengano dimenticati coloro che in Colombia ed in Venezuela, ma anche in Guatemala e in Costa Rica, hanno subito le recenti calamità naturali. La nascita del Salvatore apra prospettive di pace duratura e di autentico progresso alle popolazioni della Somalia, del Darfur e della Costa d’Avorio; promuova la stabilità politica e sociale del Madagascar; porti sicurezza e rispetto dei diritti umani in Afghanistan e in Pakistan; incoraggi il dialogo fra Nicaragua e Costa Rica; favorisca la riconciliazione nella Penisola Coreana.»
Il papa non si limita alla società civile ma guarda anche con sofferenza alla Chiesa: «Il volto della Chiesa è coperto di polvere, ed è così che noi l’abbiamo visto. Il suo vestito è strappato – per la colpa dei sacerdoti (cfr il tema della pedofilia). Così come lei l’ha visto ed espresso, l’abbiamo vissuto in quest’anno. Dobbiamo accogliere questa umiliazione come un’esortazione alla verità e una chiamata al rinnovamento. Solo la verità salva. Dobbiamo interrogarci su che cosa possiamo fare per riparare il più possibile l’ingiustizia avvenuta. Dobbiamo chiederci che cosa era sbagliato nel nostro annuncio, nell’intero nostro modo di configurare l’essere cristiano, così che una tale cosa potesse accadere. Dobbiamo trovare una nuova risolutezza nella fede e nel bene. Dobbiamo essere capaci di penitenza.» (Messaggio di auguri di Natale alla curia romana)
Eppure, pur dentro questa litania negativa, si sono sentite parole di speranza, si… perché il Natale è proprio questo: Dio ci ricorda che ama questo mondo, questa storia, non quella delle persone “per bene”, ma questa … così com’è, non la ama “a certe condizioni”, la ama semplicemente: Diceva ancora il papa nel suo messaggio natalizio: «Se la verità fosse solo una formula matematica, in un certo senso si imporrebbe da sé. Se invece la Verità è Amore, domanda la fede, il “sì” del nostro cuore. E che cosa cerca, in effetti, il nostro cuore, se non una Verità che sia Amore? La cerca il bambino, con le sue domande, così disarmanti e stimolanti; la cerca il giovane, bisognoso di trovare il senso profondo della propria vita; la cercano l’uomo e la donna nella loro maturità, per guidare e sostenere l’impegno nella famiglia e nel lavoro; la cerca la persona anziana, per dare compimento all’esistenza terrena».
C’è la tentazione di pensare che il male sia invincibile, al massimo lo si può arginare. No! A Natale, Dio ci ha detto che lo si può vincere. Si è fatto uomo per questo. Egli è venuto per essere il “primogenito” ciò il primo di una serie… Il primo che inaugura una vittoria già incominciata con la sua venuta, il primo che sfonda il muro della morte con la risurrezione, il primo che inaugura per noi l’essere in comunione con Dio. Tutta questa nuova schiera aperta da Cristo, incomincia nel momento in cui Maria avvolge il “primogenito” in fasce e lo pone nella mangiatoia (cfr il discorso del papa nella notte di Natale).
La fede non è la pura contemplazione di Dio ma la presa di coscienza che il Signore è vicino e si interessa a me, a noi, alla nostra storia. Il credo del cristiano nasce dall’incarnazione per diventare adorazione e quindi ringraziamento, non viceversa. Se Dio non si fosse fatto uomo sarebbe rimasto un “grande” un “onnipotente” ma sconosciuto e lontano. Non mi basta sapere che uno mi ama, ho bisogno di vedere il suo volto, di accarezzarlo perché l’amore non si accontenta del desiderio ma ha bisogno dell’abbraccio. E quando ci si abbraccia in qualche modo ci si appartiene. Noi siamo di Dio, gli apparteniamo e Lui ha voluto appartenere a noi. Nella cultura ebraica il primogenito era di Dio e doveva essere riscattato, ascoltiamo il papa, nell’omelia di Natale: «Il primogenito appartiene a Dio in modo particolare, è, per così dire, destinato al sacrificio. Nel sacrificio di Gesù sulla croce, la destinazione del primogenito si compie in modo unico. In se stesso, Egli offre l’umanità a Dio e unisce uomo e Dio in modo tale che Dio sia tutto in tutti».
Il nuovo anno che incomincia sulle note della giornata della pace (quest’anno è dedicata al tema della libertà religiosa come passo indispensabile per la pace ed il rispetto della persona) ci faccia riscoprire un Dio che, come dice sempre Benedetto XVI, «Non abbandona la pecora smarrita nel deserto in cui si è persa. Dio non si lascia confondere dal nostro peccato. Egli ricomincia sempre nuovamente con noi. Tuttavia aspetta il nostro amare insieme con Lui. Egli ci ama affinché noi possiamo diventare persone che amano insieme con Lui e così possa esservi pace sulla terra». Ricominciamo anche noi con passi decisi di vittoria certi che il male ci spaventa, certamente, ma non vince e noi, accompagnati dal Signore (“primogenito di molti fratelli”) abbiamo le armi per sconfiggerlo.
Buon Anno
don Donato
sintesi del messaggio di benedetto xvi nella xliv giornata mondiale della pace
libertà religiosa, via per la pace
Collage di alcuni passaggi interessanti del messaggio
Vengono alla memoria le recenti sofferenze della comunità cristiana, e, in modo speciale, il vile attacco contro la Cattedrale siro-cattolica “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” a Baghdad, dove, il 31 ottobre scorso, sono stati uccisi due sacerdoti e più di cinquanta fedeli, mentre erano riuniti per la celebrazione della Santa Messa. Ad esso hanno fatto seguito, nei giorni successivi, altri attacchi.
Rivolgo un incoraggiamento alle comunità cattoliche in Iraq e in tutto il Medio Oriente a vivere la comunione e a continuare ad offrire una coraggiosa testimonianza di fede in quelle terre e ringrazio vivamente i Governi che si adoperano per alleviare le sofferenze di questi fratelli in umanità e invito i Cattolici a pregare per i loro fratelli nella fede che soffrono violenze e intolleranze e ad essere solidali con loro. I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede.
Nella libertà religiosa trova espressione la specificità della persona umana. Negare o limitare in maniera arbitraria tale libertà significa coltivare una visione riduttiva della persona umana; oscurare il ruolo pubblico della religione significa generare una società ingiusta
La dignità trascendente della persona è un valore essenziale della sapienza giudaico-cristiana, ma, grazie alla ragione, può essere riconosciuta da tutti. Questa dignità, intesa come capacità di trascendere la propria materialità e di ricercare la verità, va riconosciuta come un bene universale.
L’illusione di trovare nel relativismo morale la chiave per una pacifica convivenza, è in realtà l’origine della divisione e della negazione della dignità degli esseri umani. Si comprende quindi la necessità di riconoscere una duplice dimensione nell’unità della persona umana: quella religiosa e quella sociale. Al riguardo, è inconcepibile che i credenti “debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere cittadini attivi; non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti”.
La libertà religiosa non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra.
Una libertà senza relazione non è libertà compiuta. Anche la libertà religiosa non si esaurisce nella sola dimensione individuale, ma si attua nella propria comunità e nella società, coerentemente con l’essere relazionale della persona e con la natura pubblica della religione.
La strumentalizzazione della libertà religiosa: il fanatismo, il fondamentalismo, le pratiche contrarie alla dignità umana, non possono essere mai giustificati e lo possono essere ancora di meno se compiuti in nome della religione. La professione di una religione non può essere strumentalizzata, né imposta con la forza. Non si può dimenticare che il fondamentalismo religioso e il laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità. Entrambe, infatti, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana
Nelle svariate culture religiose, mentre dev’essere rigettato tutto quello che è contro la dignità dell’uomo e della donna, occorre invece fare tesoro di ciò che risulta positivo per la convivenza civile.
Vi sono poi forme più sofisticate di ostilità contro la religione, che nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini. Esse fomentano spesso l’odio e il pregiudizio e non sono coerenti con una visione serena ed equilibrata del pluralismo e della laicità delle istituzioni, senza contare che le nuove generazioni rischiano di non entrare in contatto con il prezioso patrimonio spirituale dei loro Paesi.
La difesa della religione passa attraverso la difesa dei diritti e delle libertà delle comunità religiose.
Esprimo anche il mio auspicio affinché in Occidente, specie in Europa, cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia; saprà, così, sperimentare giustizia, concordia e pace, coltivando un sincero dialogo con tutti i popoli.
Come insegna il Servo di Dio Paolo VI, alla cui saggezza e lungimiranza si deve l’istituzione della Giornata Mondiale della Pace: “Occorre innanzi tutto dare alla Pace altre armi, che non quelle destinate ad uccidere e a sterminare l'umanità. Occorrono sopra tutto le armi morali, che danno forza e prestigio al diritto internazionale; quelle, per prime, dell’osservanza dei patti”. La libertà religiosa è un’autentica arma della pace.
Per conoscere cosa ha detto il consiglio pastorale parrocchiale
Il consiglio pastorale si è ritrovato lunedì 20 dicembre per riflettere sulla lettera che l’arcivescovo ha scritto a tutte le parrocchie del decanato dopo la sua visita pastorale fatta nel recente aprile. La lettera è stata già pubblicata su questo informatore nel mese di dicembre.
Si è riflettuto sui temi di fondo presenti nello scritto del vescovo che dovrebbero caratterizzare la nostra vita comunitaria:
1. La pastorale d’insieme che dovrebbe aiutare tutte le sei parrocchie del decanato a collaborare di più tra di loro, vincendo da tentazione dell’autosufficienza pensando che tutto si esaurisce nella parrocchia stessa perdendo di visto sguardi più ampi.
2. L’attenzione alla dimensione missionaria che non è solo una caratteristica del gruppo missionario parrocchiale ma deve essere uno stile di vita di ogni cristiano che esiste per essere annunciatore dell’amore di Dio nella storia umana
3. La dimensione caritativa che al pari di ciò che è detto per la missionarietà deve essere un atteggiamento costante di ogni credente da non relegare solo al Centro di ascolto. Tutti noi siamo chiamati ad essere segno dell’amore di Dio non solo donando qualcosa di ciò che possediamo ma offrendo anche una parte del nostro tempo, sentendo gli altri come dei fratelli coi quali condividere una cammino comune fondato sulla solidarietà e la giustizia.
4. La dimensione spirituale che non può limitarsi solo alla preghiera ma è uno sguardo della vita fatto con gli occhi di Dio che ci trasmette la sua sensibilità e ci aiuta a sentirci parte della sua storia di salvezza.
5. Infine si è sottolineato l’importanza che il vescovo dà alla partecipazione dei laici nella vita della parrocchia. Si è notato che questa sensibilità è abbastanza percepita nella nostra comunità. Si avverte come i fedeli non si sentano solo parte di una struttura che offre solo “servizi religiosi” bensì hanno la coscienza di appartenere ad una famiglia che ha un progetto comune. A questo proposito si è anche parlato di come organizzare per il prossimo anno l’eventuale visita natalizia alle famiglie che dovrebbe essere fatta anche dai laici come chiede espressamente il nostro arcivescovo.
Dopo queste riflessioni si è cercato di mettere a fuoco alcune realizzazioni concrete che saranno messe all’attenzione dei prossimi consigli pastorali:
a) L’attenzione al cammino delle famiglie che vanno aiutate e sostenute perché il contesto culturale non favorisce certo la loro stabilità.
b) La nuovo proposta educativa che gravita attorno alla iniziazione cristiana vissuta dentro la dimensione catecumenale (Battesimo, Cresima Eucaristia ricevute insieme e non più staccate tra di loro)
c) L’importanza della pastorale giovanile e l’attenzione all’oratorio
d) La pastorale vocazionale: La mancanza di vocazioni sacerdotali e religiose incomincia a farsi sentire in una maniera preoccupante è giusto domandarsi cosa fare nella nostra parrocchia per rispondere a questo grosso problema
e) Lo spirito di accoglienza che deve animare le nostre comunità cristiane in particolare (anche se non solo) verso gli stranieri. Suscitare una cultura della solidarietà.
f) L’importanza della Parola di Dio e dei Sacramenti (in particolare sarebbe da verificare quanta importanza ha per la nostra gente l’eucaristia domenicale e la Confessione)
g) La sobrietà sia nella vita pastorale che in quella personale.
Don Donato
NOTIZIE DAL GRUPPO MISSIONARIO PARROCCHIALE
“ INSIEME SI PUO’ ”
Gennaio è il mese dedicato alla pace e, pensando proprio alla pace, mi viene in mente il “Quarto stato” di Pelizza da Volpedo. Nella mia utopia, al posto dei contadini, vedo uomini e donne di ogni razza e nazione che marciano uniti alla ricerca di un futuro migliore.
Il 10 dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approva e declama la
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI
vorrei qui riportare il preambolo e gli articoli principali:
Preambolo
Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo;
Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti umani hanno portato ad atti di barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani godano della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come la più alta aspirazione dell'uomo;
Considerato che è indispensabile che i diritti umani siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;
Considerato che è indispensabile promuovere lo sviluppo di rapporti amichevoli tra le Nazioni;
Considerato che i popoli delle Nazioni Unite hanno riaffermato nello Statuto la loro fede nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, ed hanno deciso di promuovere il progresso sociale e un miglior tenore di vita in una maggiore libertà;
Considerato che gli Stati membri si sono impegnati a perseguire, in cooperazione con le Nazioni Unite, il rispetto e l'osservanza universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali;
Considerato che una concezione comune di questi diritti e di questa libertà è della massima importanza per la piena realizzazione di questi impegni;
L'ASSEMBLEA GENERALE
proclama
la presente dichiarazione universale dei diritti umani come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni, al fine che ogni individuo ed ogni organo della società, avendo costantemente presente questa Dichiarazione, si sforzi di promuovere, con l'insegnamento e l'educazione, il rispetto di questi diritti e di queste libertà e di garantirne, mediante misure progressive di carattere nazionale e internazionale, l'universale ed effettivo riconoscimento e rispetto tanto fra i popoli degli stessi Stati membri, quanto fra quelli dei territori sottoposti alla loro giurisdizione.
Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
Articolo 2
Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.
Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.
.........................
Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad un eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
.........................
Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.
.........................
Articolo 13
1. Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.
2. Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.
Articolo 14
1. Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.
2. Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.
Articolo 15
1. Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza.
2. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.
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Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.
Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.
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Articolo 23
1. Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.
2. Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.
3. Ogni individuo che lavora ha diritto ad una rimunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.
4. Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.
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Articolo 29
1. Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.
2. Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e il rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.
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Quelle persone che immagino camminare insieme, sono coloro che vivono con gli stessi principi della “Dichirazione universale dei diritti umani” che, per noi credenti, sono nella Parola di Dio.
Maria Rosa
Settimanale 16 - 2011
E' DISPONIBILE L'INFORMATORE PARROCCHIALE DELLA SETTIMANA DA DOMENICA 17 A DOMENICA 24 APRILE 2011
Settimanale 17 - 2011
E' DISPONIBILE L'INFORMATORE PARROCCHIALE DELLA SETTIMANA DA DOMENICA 24 APRILE A DOMENICA 01 MAGGIO 2011
Voce del Parroco maggio 2011
E' DISPONIBILE "LA VOCE DEL PARROCO" MESE DI MAGGIO 2011
Settimanale 18 - 2011
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Informatore Maggio 2011
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Settimanale 19 - 2011
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Settimanale 20 - 2011
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